Gentile dott. Augias,
condivido le osservazioni del professor Mancuso ( Repubblica 20 aprile) sul fatto che la chiesa gerarchica accetterà la cosiddetta "teoria del gender" (che in realtà ora si presenta soprattutto come una costruzione ideologica e polemica).
Il professor Mancuso, in un rapido viaggio attraverso i secoli, enumera parecchie situazioni in cui la chiesa ha cambiato idea. Da Galileo al pluralismo religioso, è innegabile che la chiesa abbia rivisto e cambiato alcune dottrine e alcuni atteggiamenti.
Se non vado errato, quasi sempre ciò è avvenuto per la necessità di "adattarsi" al corso degli eventi, all'evolversi delle culture, piuttosto obtorto collo.
Ma questo" aver cambiato idea", più che suscitare una gioiosa speranza, mi spinge ad una constatazione amara: la chiesa è caratterizzata da un ritardo che il cardinale Martini conteggiava in due secoli.
Le donne, gli omosessuali, le teologhe e teologi critici, i preti che vivono il celibato come un obbligo....traggono poco conforto dal fatto che forse fra un secolo o due le loro voci e le loro proposte saranno accolte.
Condivido quanto scrisse Eugen Drewermann: " La chiesa dei pentimenti tardivi non aiuta gli uomini e le donne di oggi nel loro cammino di cittadini e credenti. Essi chiedono di essere accolti oggi e molti abbandonano la chiesa e la fede perché sono stanchi di attendere".
Come cristiano e come presbitero, avverto questi ritardi come contrari alla nostra vocazione di essere chiesa nella cultura di oggi, con gli uomini e le donne di oggi.
A mio avviso, qui è in gioco la credibilità. A volte mi prende il dubbio che certo trasformismo costituisca parte integrante di una ambigua pratica di sopravvivenza dell'istituzione cattolica.
Con stima
Franco Barbero
condivido le osservazioni del professor Mancuso ( Repubblica 20 aprile) sul fatto che la chiesa gerarchica accetterà la cosiddetta "teoria del gender" (che in realtà ora si presenta soprattutto come una costruzione ideologica e polemica).
Il professor Mancuso, in un rapido viaggio attraverso i secoli, enumera parecchie situazioni in cui la chiesa ha cambiato idea. Da Galileo al pluralismo religioso, è innegabile che la chiesa abbia rivisto e cambiato alcune dottrine e alcuni atteggiamenti.
Se non vado errato, quasi sempre ciò è avvenuto per la necessità di "adattarsi" al corso degli eventi, all'evolversi delle culture, piuttosto obtorto collo.
Ma questo" aver cambiato idea", più che suscitare una gioiosa speranza, mi spinge ad una constatazione amara: la chiesa è caratterizzata da un ritardo che il cardinale Martini conteggiava in due secoli.
Le donne, gli omosessuali, le teologhe e teologi critici, i preti che vivono il celibato come un obbligo....traggono poco conforto dal fatto che forse fra un secolo o due le loro voci e le loro proposte saranno accolte.
Condivido quanto scrisse Eugen Drewermann: " La chiesa dei pentimenti tardivi non aiuta gli uomini e le donne di oggi nel loro cammino di cittadini e credenti. Essi chiedono di essere accolti oggi e molti abbandonano la chiesa e la fede perché sono stanchi di attendere".
Come cristiano e come presbitero, avverto questi ritardi come contrari alla nostra vocazione di essere chiesa nella cultura di oggi, con gli uomini e le donne di oggi.
A mio avviso, qui è in gioco la credibilità. A volte mi prende il dubbio che certo trasformismo costituisca parte integrante di una ambigua pratica di sopravvivenza dell'istituzione cattolica.
Con stima
Franco Barbero