venerdì 24 aprile 2015

LETTERA INVIATA E NON PUBBLICATA


Gentile dott. Augias,
condivido le osservazioni del professor Mancuso ( Repubblica 20 aprile) sul fatto che la chiesa gerarchica accetterà la cosiddetta "teoria del gender" (che in realtà ora si presenta soprattutto come una costruzione ideologica e polemica).
Il professor Mancuso, in un rapido viaggio attraverso i secoli, enumera parecchie situazioni in cui la chiesa ha cambiato idea.  Da Galileo al pluralismo religioso, è innegabile che la chiesa abbia rivisto  e cambiato alcune dottrine e alcuni atteggiamenti.
Se non vado errato, quasi sempre ciò è avvenuto per la necessità di "adattarsi" al corso degli eventi, all'evolversi delle culture, piuttosto obtorto collo
.
Ma questo" aver cambiato idea", più che suscitare una gioiosa speranza, mi spinge ad una constatazione amara: la chiesa è caratterizzata da un ritardo che il cardinale Martini conteggiava in due secoli.

Le donne, gli omosessuali, le teologhe e teologi critici, i preti che vivono il celibato come un obbligo....traggono poco conforto dal fatto che forse fra un secolo o due le loro voci e le loro proposte saranno accolte.
Condivido quanto scrisse Eugen Drewermann: " La chiesa dei pentimenti tardivi non aiuta gli uomini e le donne di oggi nel loro cammino di cittadini e credenti. Essi chiedono di essere accolti oggi e molti abbandonano la chiesa e la fede perché sono stanchi di attendere".
Come cristiano e come presbitero,  avverto questi ritardi come contrari alla nostra vocazione di essere chiesa nella cultura di oggi, con gli uomini e le donne di oggi.
A mio avviso,  qui è in gioco la credibilità. A volte mi prende il dubbio che certo trasformismo costituisca parte integrante di una ambigua pratica di sopravvivenza dell'istituzione cattolica.
Con stima
Franco Barbero