venerdì 29 maggio 2015

IL BUDDISMO ARMATO

"Quanto più una religione viene identificata con un progetto politico e con i protagonisti della sua realizzazione, tanto più è probabile che una religione imbracci le armi.
Forse il migliore esempio recente di tale riconfigurazione di una religione ad opera della sua stretta associazione a un gruppo sociale e del suo ruolo politico in esso è il paradosso del buddismo cingalese, che si è armato. Si suppone che i monaci buddisti siano profondamente dediti alla nonviolenza; viene richiesto non solo dall'astenersi dall'uccidere, ma di stare lontani da esercito e traffico di armi.
Non così nello Sri Lanka a partire dalla seconda parte del XX secolo.
Secondo Stanley  Tambiah molti monaci cingalesi giunsero alla conclusione che  la religione del Budda , il linguaggio e la cultura cingalesi non possono svilupparsi senza un territorio sovrano che è la madre patria, lo Sri Lanka. Per dare fondamento a questa convinzione aderirono al buddismo politico".
(Concilium 1/2015, Miroslav Volf).
Oggi tutta la stampa internazionale documenta i progrom buddisti in Tailandia contro una minoranza musulmana dei Rohingya. Quanto sono lontani i tempi in cui, per ignoranza storica, i buddismi venivano esaltati come paradisi di pace. Oggi la storia presente e la storia passata, che ci documentano le tragiche lotte tra dinastie e monasteri, ci danno nuovi elementi di conoscenza e apparentamento tra tutte le religioni.
F.B.