venerdì 3 luglio 2015

ALLO SPROLOQUIO E ALL'IGNORANZA NON C'E' LIMITE

All'indomani del coloratissimo gay Pride, è "Bologna sette" (il settimanale diocesano allegato ad Avvenire) ad ospitare un'intervista rilasciata da dall'arcivescovo Carlo Caffarra a Luigi Amicone, direttore del settimanale Tempi.

Il religioso sostiene che dinnanzi ad un'Europa che riconosce le famiglie gay, «Il mio primo pensiero è questo: siamo alla fine. L'Europa sta morendo. E forse non ha più neanche voglia di vivere. Poiché non c'è stata civiltà che sia sopravvissuta alla nobilitazione dell'omosessualità. Non dico all'esercizio dell'omosessualità. Dico: alla nobilitazione dell'omosessualità».

Caffarra non manca di citare la sua interpretazione del Levitico e di lanciarsi in curiose ricostruzioni storiche riguardo alla sopravvivenza dei popoli: «Gli unici due che hanno resistito lungo millenni sono stati quei due popoli che soli hanno condannato l'omosessualità: il popolo ebreo e il cristianesimo», afferma. Sostiene anche che la fine degli Assiri e dei Babilonesi sia riconducibile all'accettazione dell'omosessualità.

Ma non solo. Il religioso non manca di sostenere che ci sia Satana dietro alla parità di diritti. Afferma infatti che «davanti a fatti di questo genere io mi chiedo sempre: ma come è possibile che nella mente dell'uomo si oscurino delle evidenze così originarie, come è possibile? E la risposta alla quale sono arrivato è la seguente: tutto questo è opera diabolica. In senso stretto».

Ormai privo di freni inibitori, Cafarra ha aggiunto che «come pastore ho la responsabilità di guarire e di impedire che le persone si ammalino. Ma nello stesso tempo ho il grave dovere di avviare un processo, cioè un'azione di intervento che esigerà pazienza, impegno, tempo. E la lotta sarà sempre più dura".