sabato 4 luglio 2015

UN PARTITO POLVERIERA

ROMA. In un attimo, senza preavviso, il Movimento cinque stelle ripiomba nel caos. Tutta colpa del clamoroso siluramento del capo ufficio stampa della Camera Ilaria Loquenzi, fedelissima della Casaleggio associati. Troppo clamoroso, forse, tanto che Gianroberto Casaleggio pianifica la controffensiva contro gli autori del blitz. «Potrei riproporre Ilaria. E comunque voglio tutti i nomi dei 26 deputati che hanno votato contro», chiede ai suoi riservatamente. I suoi scudieri romani, poco dopo, raccontando di un guru infuriato e intenzionato a non dimenticare lo sgambetto al momento delle ricandidature. Il dramma è che stavolta il pasticcio è opera degli ortodossi, non dei soliti dissidenti (che, fra l'altro, sono già stati epurati). «Servirebbe solo un po' di tranquillità, e invece...», ammette Daniele Del Grosso.
Il veleno torna a circolare tra i banchi a cinquestelle. La tregua interna salta, i sospetti si concentrano sul direttorio. C'è dietro la mano di Di Maio o si tratta di uno schiaffo proprio al reggente, poco amato perché troppo presente in tv? Prevale la seconda ipotesi, anche perché il direttorio in assemblea difende la Loquenzi. Pare anche che i cinque piccoli leader frenino per tutto il giorno la rabbia del fondatore, stoppando un post alla dinamite. Nel bel mezzo della tempesta, si distingue Rocco Casalino. Il numero uno della comunicazione del Senato fa sapere ai parlamentari che non esiste alternativa all'epurata. E valuta anche di "recuperarla" a Palazzo Madama. Il M5S, intanto, è di nuovo una polveriera.
Tommaso Ciriaco

(la Repubblica 26 giugno)