domenica 30 agosto 2015

Ah, se avessi vent'anni, quante gliene andrei a dire, al Pd di Reggio Emilia. Che cedendo alle malevole polemiche della Lega (e di qualche grillino dal cuore leghista) ha allontanato dalla Festa dell'Unità una trentina di profughi africani. Bisognerebbe, almeno ogni tanto, avere il coraggio delle proprie idee, specie se queste idee sono buone e pulite. Inserire come volontari in una grande festa popolare una trentina di profughi significa farli sentire, almeno per un poco, parte di una comunità; farli sentire meno inutili; farli sentire bene accolti. Se questa era l'intenzione, non c'è sospetto losco, non c'è polemica furba che possa far recedere: perfino a costo di sentirsi imputare qualche imprecisione sulle normative, perché ci sono circostanze nelle quali le norme non sono in grado di assecondare uno slancio onesto, una decisione giusta.
Lo sguardo della Lega è basso. Per alzarlo basta leggere il breve, semplice, chiarissimo appello dei volontari italiani alla Festa di Reggio: «Abbiamo appreso con grande dispiacere che le polemiche aperte sui giornali dalla Lega e dai grillini abbiano avuto come esito la sospensione della partecipazione dei ragazzi profughi a Festareggio. Ci pare semplicemente vergognoso e limitativo delle libertà di questi ragazzi, che non sono agli arresti domiciliari, ma richiedenti asilo liberi di circolare sul suolo nazionale. Tornate, ragazzi. I vostri amici vi aspettano». Controfirmo.
Michele Serra

(Repubblica 26 agosto)