giovedì 8 ottobre 2015

CARI PADRI E FRATELLI SINODALI

Cari padri e fratelli sinodali,
anche oggi avete vissuto una giornata intensa. Certamente vi sono arrivate alle orecchie (non so se al cuore) le voci di molti omosessuali credenti e di molte donne.
Se non vi chiudete dentro la "fortezza dogmatica", l'occhio e il cuore vedono e percepiscono la realtà in modo diverso.
Però in alcuni dei vostri interventi trovo una grande confusione: messaggio, dottrina e dogma non sono la stessa cosa.
Il messaggio biblico dell'amore totalmente accogliente ed inclusivo è il punto fermo ed irrinunciabile. La dottrina, invece, è il modo storico, contingente, evolutivo con cui una fede religiosa si esprime in un tempo particolare.
Le dottrine evolvono con l'evoluzione delle conoscenze, della cultura, della coscienza, della dinamica dei linguaggi. Per questo i documenti ecclesiastici sono dottrine da leggere contestualizzandole.
Quando leggiamo le dottrine come dogmi, compiamo una operazione scorretta, antistorica e manipolatrice. Dogma, nella infelice espressione chiesastica, è diventato sinonimo di "verità eterna, intangibile e immutabile" anche nella sacralità della sua espressione linguistica.
Ecco, cari fratelli sinodali: possiamo e dobbiamo attenerci solo al messaggio ed esercitare la nostra libertà e la nostra responsabilità storica, ben consapevoli che i linguaggi cambiano. Se facciamo dei nostri dogmi l'equivalente a verità, essi diventano "case vuote", pietre di inciampo.
Non si tratta di disprezzare il passato, ma di proseguirlo inventando l'oggi, cioè vivere la responsabilità di ricomprendere e riesprimere il messaggio della nostra fede per gli uomini e le donne di oggi.
Leggendo l'intervista del cardinale Sarah, ho trovato una confusione sconcertante al riguardo.
Vi auguro anche questa sera tanta capacità di avventurarvi su strade nuove per essere fedeli al messaggio antico.
Una buona serata a voi con tanta speranza.
Don Franco Barbero