venerdì 9 ottobre 2015

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA

IMPARARE DA GESU' DI NAZARETH

Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domando: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Gesù gli disse: "Perchè mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: non uccidere, non commettere adulterio, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Ma egli, rattistatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poichè aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente, coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!". I discepoli rimasero stupefatti a queste parole; ma Gesù riprese: "Figlioli com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?". Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perchè tutto è possibile presso Dio". Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi, a causa mia e a causa del Vangelo che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna" (Marco 10, 17 - 30 ).


UN RITRATTISTA
Davanti a questa pagina di movimento, di dialogo, di sguardi penetranti, di domande sincere non si sa davvero quale "fiore" raccogliere...... Quasi ogni versetto apre a riflessioni profonde. Vi ricordate quando da ragazzi andammo in montagna e per la prima volta scoprimmo praterie come giardini fioriti? Non riuscivamo a procedere perchè volevamo raccogliere ogni fiore............
Quando leggo il Vangelo spesso, dopo anni e anni di quotidiana lettura, ogni versetto mi sembra un fiore mai visto, un profumo mai sentito. La Scrittura diventa un appuntamento sempre più atteso, un terreno sempre più fecondo e stimolante, "provocatorio
".
Marco è un artista, un "ritrattista" di valore. Gesù è in viaggio e un "tale" (solo Matteo dice che è un giovane) lo saluta con affetto e devozione: "Maestro buono....." Gesù apprezza, ma vedendo quest'uomo inginocchiato davanti a lui, vuole fare chiarezza: "Nessuno è buono se non Dio solo" (10, 18). Gesù non si divinizza. Il suo "potere liberatore" ha origne in Dio. Egli è il ruscello, ma la fonte è Dio. Poi il cristianesimo ufficiale, specialmente a partire dal IV secolo, si è allontanato da questa chiarezza e, in larga misura, ha confuso Dio con Gesù. Ora gli studi biblici e storici ci aiutano a riscoprire questo Gesù del Vangelo.
Consiglio al riguardo, tra i mille studi comparsi, la lettura del libro "L'uomo Gesù" (Mondadori) di Adriana Destro e "Tornare a Gesù", (Rizzoli) di Hans Kung

L'ARTE DI INCONTRARE
L'incontro si fa dialogo profondo. Gesù è un maestro inarrivabile nella capacità di accogliere i suoi interlocutori, ha un cuore ospitale che traspare dai suoi occhi. Notate la progressione: è un vero cuore a cuore. Quest'uomo è sincero, è un credente che ha cercato la fedeltà a Dio "fin dalla giovinezza" (v. 20). Il Nazareno è rapito, coinvolto da questa onestà: "fissando lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse........." "Una cosa ti manca.......". Ecco il dialogo: attenzione, amore, schiettezza e poi....... rispetto della decisione dell'interlocutore.
Gesù non lo minaccia, non lo forza, lo lascia andare. Ha seminato nel cuore di quest'uomo i semi dell'attenzione affettuosa, gli ha fatto sentire la sua vicinanza, gli ha avanzato una proposta. Io ho sempre pensato che lo sguardo caldo ed incancellabile di Gesù abbia un giorno potuto fare breccia nella vita di quest'uomo.
Vedo in questo comportamento di Gesù una indicazione preziosa: la testimonianza del vangelo ha bisogno di attenzione alle persone, di rispetto. di libertà, non di paura o di imposizioni.

UNA PRATICA DA IMPARARE

Venendo al nostro oggi , se c'è un atteggiamento ed un comportamento che allontana dalla chiesa e spesso dalla fede, è questo sentirci depositari della verità. Come se Dio l'avesse consegnata a qualcuno o depositata in una istituzione religiosa.
Per il cristiano esistono solo due pilastri granitici: vivere al cospetto di Dio, amando il suo mistero e il nostro prossimo senza esclusioni.
Tutto il resto, compresi i nostri dogmi, è sabbia friabile.
Certo, l'amore di Dio e l'amore del prossimo hanno bisogno di essere testimoniati ed espressi con gesti e parole umane anche all'interno della comunità di fede. Ma i modi sono storici, mutevoli e tante "dottrine" sono opinioni legate al vissuto e alla cultura del tempo.
Voler imporre come verità di fede i dogmi mariani, il primato del papa, l'esclusione delle donne dal ministero o un modello unico di famiglia....oggi, alla luce degli studi biblici e storici, desta ilarità e rende la fede ridicola, estranea agli uomini e alle donne di questo tempo.
Tanto più che si tratta di opinioni e di "dottrine" nate nel tempo e spesso dettate da ragioni di potere o di dominio sulle coscienze: foglie da lasciar cadere come fanno gli alberi in autunno.
Anziché "vendere" per verità semplici dottrine umane, siamo chiamati a concentrarci sull'essenziale: una vita di amore per Dio e per il prossimo, cercando nuove strade e nuovi linguaggi per testimoniare e dire la nostra fede oggi.

TUTTI E TUTTE IN RICERCA

Non esiste nessun magistero infallibile. Semmai la chiesa ha bisogno di pastori e pastore che invitino, sollecitino, sospingano e accompagnino le comunità nell'inventare giorno dopo giorno il loro cammino. Limitarsi a ripetere formule, liturgie e inni che vengono dai secoli passati costituisce il rifiuto del tempo in cui viviamo e soprattutto il rifiuto della nostra responsabilità.
Un albero vivo, per rimanere se stesso, ogni anno deve rinverdire e rifiorire.
La nostra stessa identità personale e comunitaria si costruisce, si conserva e si arricchisce nel mutamento continuo.
Qualcuno/a di voi ricorda ancora la favoletta teologica secondo la quale la nostra chiesa sarebbe stata composta da una "ecclesia docens" (una chiesa docente, che insegna) e da una "ecclesia discens" (una chiesa discente, che impara). Ognuno al suo posto, esattamente come in un esercito.
Oggi molta parte della teologia ha sconvolto questo edificio artificiale. Nella diversià dei doni di Dio e dei ministeri, di cui la chiesa ha bisogno, siamo tutti e tutte semplicemente cercatori e pellegrini verso il mistero amante ed affascinante di Dio, tutti in viaggio sulla strada di Gesù di Nazareth.
Se questa consapevolezza entrasse nelle arterie e nelle vene dela chiesa, anche il Sinodo dei vescoivi segnerebbe una svolta evangelica.