venerdì 9 ottobre 2015

Il medico che ha scelto di farsi prete

Sono cinque i nuovi sacerdoti che l'arcivescovo, monsignor Cesare Nosiglia, ordinerà sabato in Cattedrale. «I cinque nuovi sacerdoti - racconta don Ferruccio Ceragioli, rettore del Seminario diocesano - sono uomini che hanno fatto cammini molto differenti». Nel gruppo spicca la presenza di tre giovani accomunati dall'essere membri della Fraternita del Sermig. «E' ormai da anni che Simone Bernardi, Andrea Bisacchi e Lorenzo Nacheli vivono con grande dedizione e partecipazione, l'esperienza di fraternità, preghiera e servizio ai poveri nel Sermig». Sono loro, originari rispettivamente di Cumiana, Cesena e Milano, i primi sacerdoti la cui vocazione è cresciuta all'Arsenale della Pace, nell'opera fondata da Ernesto Olivero. «Nell'ultimo anno - spiega don Ceragioli - tutti e tre hanno completato la formazione nel Seminario diocesano e nelle parrocchie di San Gioacchino e di Maria Speranza Nostra».
Gli altri nuovi sacerdoti sono Riccardo Florio e Giorgio Allegri. Florio, originario di San Severo di Puglia, è da anni a Torino ed ha lavorato a lungo come informatico. Ha iniziato la sua formazione verso il sacerdozio nella parrocchia della Divina Provvidenza, sotto la guida di don Sergio Baravalle, già direttore Caritas e rettore del Seminario. Ed è «speciale» la storia di fratel Giorgio Allegri, laureato in Medicina, appartenente alla comunità monastica di Montecroce, Cumiana. «L'essenzialità e la povertà della vita monastica - racconta Ceragioli -, lo hanno affascinato. All'interno della vita monastica è nata la sua vocazione».
Ed è un momento molto atteso e gioioso, ogni anno, quello dell'immissione di nuove forze nella comunità del clero torinese, sempre più anziana e sempre meno numerosa, come è stato sottolineato nei giorni scorsi alla «Due giorni del clero», al Santo Volto. Questa volta l'ingresso dei nuovi sacerdoti avviene al di fuori della stagione tradizionale delle ordinazioni, la fine di giugno, intorno alla festa dei santi apostoli Pietro e Paolo. Ma la Chiesa torinese allora aveva appena concluso il lungo tempo dell'ostensione della Sindone con la visita di Papa Francesco.
Maria Teresa Martinengo

(La Stampa 28 settembre)