lunedì 8 febbraio 2016

Ecco il piano anti-povertà

Non una misura assistenziale, ma un progetto integrato che permetta alle persone e alle famiglie di uscire dalla condizione di povertà ed esclusione sociale. Il disegno di legge delega appena approvato dal Consiglio dei ministri istituisce "una misura nazionale di contrasto alla povertà, individuata come livello essenziale delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale", e una cabina di regia nazionale che coordini tutti gli interventi. A chi si trova in condizioni di disagio economico non verrà offerto solo un aiuto economico momentaneo ma anche un programma su misura che gli permetta di trovare un lavoro, e l'assistenza necessaria alla propria famiglia, a cominciare dai figli. Un programma ambizioso di inclusione sociale che, spiega il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intende superare la logica dell'assistenza passiva. E che viaggia su due binari, affiancando al sostegno al reddito la presa in carico dei servizi sociali e per il lavoro.
Una «logica integrata» che coinvolge non solo amministrazioni centrali , periferiche e locali ma, ha tenuto a precisare il ministro per il Lavoro, anche il mondo del volontariato. E che sembra finalmente voler considerare che chi è povero ha bisogno di una serie di interventi: per esempio tra le famiglie più in difficoltà in Italia ci sono, emerge dai dati Istat, quelle monogenitoriali con più di tre figli. Casi di estremo bisogno in cui spesso il genitore di riferimento non può lavorare perché non guadagna abbastanza per poter pagare qualcuno che si occupi dei suoi figli mentre è via. Infatti Poletti ha fatto riferimento anche a «percorsi per i giovani o per l'infanzia, dal punto di vista educativo».
Il ddl delega il governo anche al riordino delle prestazioni, attraverso l'introduzione di un principio di "universalismo selettivo nell'accesso", basato sulla valutazione delle condizioni economiche dei beneficiari.
Prevista inoltre l'istituzione di "un organismo nazionale di coordinamento del sistema degli interventi e dei servizi sociali", presso il ministero del Lavoro, con partecipazione degli enti locali e dell'Inps, per favorire una maggiore omogeneità delle prestazioni, che al momento dipendono esclusivamente dalla buona volontà e dalle capacità finanziarie degli enti locali. La normativa utilizza le risorse stanziate dalla legge di Stabilità (800 milioni per il 2016) e si propone di coinvolgere anche le risorse "umane, finanziarie e strumentali" delle amministrazioni competenti. «Riguarderà 280 mila famiglie e 550mila bambini, in tutto oltre un milione di persone -ha precisato Poletti-. Stiamo scrivendo il decreto sull'uso delle risorse e preciseremo la platea». E in seguito confluiranno altre risorse, grazie agli interventi di razionalizzazione previsti.
Rosaria Amato

(La Repubblica 29 gennaio)