venerdì 22 luglio 2016

Dove ascoltarti?



Dio è un instancabile seminatore che getta il seme della sua Parola nei diversi terreni della nostra vita anche nei tempi meno opportuni.



Signore non ti stanchi mai di noi. Continui a parlarci, a chiamarci per nome, a seminare i semi del tuo regno nelle nostre vite.

Ti muove una fiducia instancabile che dimentica i tanti fallimenti, gli appuntamenti mancati. Perché continui a cercarci? Che cosa ti spinge verso di noi? Che cosa hai visto in noi che i nostri occhi miopi non hanno colto?

Ascoltate! Ci inviti ad ascoltare. Proprio come hai invitato il tuo popolo prima di noi. Ascolta, Israele! (Deut. 6). Ascoltare.... questo semplice atto non è affatto semplice. Per ascoltare ci vuole silenzio, e le nostre vite, invece, sono troppo chiassose. Siamo sempre connessi: Internet, Whatsapp, Facebook. Quanta distrazione Signore.

Forse dovresti aggiornare le tue capacità comunicative, aprire un blog, chiederci l'amicizia in rete... Non sarebbe inopportuno rivolgerti a un consulente del settore. Una buona campagna pubblicitaria catturerebbe la nostra attenzione. Oppure che ne dici di un numero verde? Una linea gratuita per poter parlare con te, quando ne abbiamo voglia, ovviamente!

Dove incontrarci allora per ascoltarti? Ti proporrei di vederci in un bar e di mangiare insieme un panino; ma anche lì sarebbe difficile parlare con la musica dei videoclip. Si chiama inquinamento acustico, mio caro! E' uno dei tanti frutti della nostra civiltà. E allora? Fuggire, trovare rifugio in un luogo deserto per poterti incontrare? Qualcuno di noi l'ha fatto. In quella pace, in quel silenzio, la tua parola l'ha raggiunto. E il terreno roccioso ha prodotto germogli, fragili piante che sembravano annunciare la primavera dell'anima. Ma poi, lasciate le zone protette della fede, tornati a casa, alla quotidianità, quei germogli sono stati bruciati dall'aridità spirituale dei nostri vissuti. Calpestati dalle corse frenetiche di ogni giorno. Forse non serve cercarti nei luoghi deserti, nei santuari, nelle chiese. E' più facile trovarti tra la folla. E' tra la gente comune che ci chiami, Dio quotidiano, Dio dei giorni feriali, Dio ordinario.

Ma nel quotidiano come facciamo a fare silenzio, ad ascoltarti? Come facciamo a fermarci, a renderci una pausa per noi, per te, per me, per dialogare da amici proprio come Mosè che parlava con te?

Tra le tante parole, cerchiamo di distinguere la tua Parola, quella parola significativa che ha infiammato i cuori dei discepoli; quella parola di vita per cui generazioni prima di noi si sono giocate tutto; quella parola antica, eppure così attuale quando incontra i nostri vissuti, quando si radica nei nostri terreni precari; quella parola che, quando penetra, produce frutto in abbondanza e ti fa dimenticare tutti i fallimenti precedenti.

Non è solo questione di volontà, Signore, se non riusciamo ad ascoltarti. Tu lo sai. Forse non abbiamo fatto i conti col fatto che l'ascolto non è solo frutto di buona volontà, a volte avviene in un contesto arido, come la strada, dove non c'è la condizione fisica perché il seme della parola attecchisca. E anche se ci fosse, ecco che qualcuno ce la porta via....e se ne ciba. E così quella stessa parola diventa cibo geneticamente modificato, usata per sfamare altri tipi di fame: fame di dominio, di guerra, di scontro di civiltà.

A volte abbiamo la fortuna di vedere questa parola mettere radici nelle nostre vite. La cura dei nostri genitori nel trasmettercela, l'attenzione delle nostre chiese nell'annunciarla: tutto questo non è rimasto senza frutto. Ma poi dobbiamo fare i conti con la questione spinosa delle preoccupazioni.

E qui c'è una crisi che invece di affrontare alla luce della Parola diventa alternativa alla Parola. Bella la parola da ascoltare la domenica, ma il lunedì ritornano le preoccupazioni.

Come far radicare questa parola nei terreni spinosi della vita per non ridurla a parola di consolazione a buon mercato?

Sono domande che ci accompagnano per tutta la vita. Ed è forse dietro queste domande che tu scorgi la nostra fedeltà. Ci sentiamo incoerenti, incostanti, infruttuosi.

Ma tu non ti stanchi mai di seminare, e getti il seme della tua parola non solo nei diversi terreni delle nostre vite, ma anche nei tempi meno opportuni.

La tua parola è esigente: ci inviti a portare frutti persino fuori stagione, come nell'episodio del fico (Marco 11). Ci chiami all'ascolto di continuo, in ogni stagione della nostra vita, nei tempi ordinari e in quelli festivi. Ci sostiene la tua immagine di instancabile seminatore che semina in ogni tempo, in ogni luogo. Siamo abitati dalla tua grazia. Dalla tua volontà di non lasciarci andare. E' questa grazia che ci fa confidare che la parola attecchirà nelle nostre vite.

Lidia Maggi