venerdì 22 luglio 2016

Ortodossi: un concilio dimezzato?

Dal 19 al 26 giugno si è svolto a Creta il «Santo e grande Concilio della Chiesa ortodossa», il primo Concilio pan-ortodosso dopo un millennio. Di questo importante incontro si è parlato poco, soprattutto da quando, alla vigilia del Concilio, è apparso chiaro che 4 delle 14 chiese ortodosse «autocefale» non vi avrebbero preso parte. Per diversi motivi, infatti, tre patriarcati – quelli di Antiochia, di Bulgaria e di Georgia – avevano deciso di non partecipare, e la più grande chiesa ortodossa del mondo, quella russa, all’ultimo momento ha deciso di disertare l’assemblea, chiedendo a Bartolomeo, patriarca ecumenico di Constantinopoli e «primus inter pares» tra i capi delle chiese ortodosse, di convocare un vertice dei primati delle 14 chiese per rinviare il Concilio.
La proposta era chiaramente impraticabile, e il Concilio si è tenuto ugualmente, con la partecipazione di 164 vescovi (più una sessantina di «consiglieri», tra cui 5 donne) in rappresentanza di 10 chiese su 14, ma che rappresentano, in termini numerici, solo il 30% dei circa 200 milioni di fedeli ortodossi nel mondo.
Un fiasco, dunque? Un concilio dimezzato? Sì e no. Tra i commenti pubblicati sulla stampa italiana, ho trovato particolarmente illuminante quello sul numero di luglio del mensile ecumenico e interreligioso «Confronti», a firma di Luigi Sandri, profondo conoscitore dell’ortodossia. Per chiarire le ragioni eminentemente politiche del niet di Mosca, Sandri cita un esponente di un patriarcato mediorientale: a determinare il no dei russi sarebbe stato «Putin, perché il capo del Cremlino era deciso a impedire a Bartolomeo, il “turco”, la gloria di celebrare un Concilio panortodosso. Dunque l’ipotesi andava demolita facendo mancare, a Creta, la Chiesa russa».
Eppure, conclude Sandri, «il Concilio di Creta, pur dimezzato e perciò ferito al cuore nella sua autorevolezza, è stato comunque importante per l’evento in sé. Le Chiese ortodosse che, nei secoli passati, soprattutto per contrasti politici tra gli Imperi e poi gli stati, quali l’Unione sovietica, in cui si trovavano, non riuscirono a fare un’Assemblea da tutte partecipata, ora hanno iniziato a ri-prendere gusto per i Concili e per una sinodalità condivisa. A Creta, infatti, hanno deciso di riunirsi a Concilio ogni sette/dieci anni».
Vi è, insomma, una «voglia di conciliarità», il desiderio di esprimere una voce comune delle chiese ortodosse nel mondo, in dialogo con le altre chiese cristiane. È la stessa «voglia» che le chiese evangeliche nel mondo hanno riscoperto da oltre un secolo, attraverso il movimento ecumenico. Non possiamo che rallegrarci di questo primo passo, perché il «coro ecumenico», per essere completo e armonioso, non può fare a meno della voce dell’ortodossia. 
 
da Riforma del 15/07/16, Luca Maria Negro.