martedì 30 agosto 2016

PREGARE NON SIGNIFICA RECITARE PREGHIERE

La preghiera va rinnovata e nella mia vita ho abbandonato certe forme, ma ne ho scoperto altre che oggi ritengo per me molto più nutrienti.
Non sono più legato a novene, tridui, madonne, santini, rosari e processioni, ma mi sono sempre più accostato alla Bibbia, ai salmi, alla lettura della parola di Dio, all'eucarestia di gruppo, alla celebrazione comunitaria del perdono. Amo ricavare anche con sacrificio dentro la mia vita quotidiana qualche momento di silenzio in cui apro il mio cuore davanti a Dio. Detesto le forme stereotipe, ma imparo molto anche dalla preghiera di altre persone e sono contento che nella mia comunità il canone della messa spesso sia costruito in gruppo.
Ogni comunità dovrebbe, a mio avviso, costruire almeno una parte delle proprie celebrazioni. Io temo gli alberi che hanno radici tagliate o secche, cioè i cristiani che non affondano le loro esistenze in un rapporto con Dio. Nella vita, nella chiesa e nel mondo ci sono troppe bufere.
Voglio continuare a nutrire le radici dell'alberello della mia vita con il dialogo con Dio. I linguaggi sono come le foglie, cambiano di stagione, ma il colloquio resta.
Franco Barbero 1990