Le
ricerche cristologiche degli ultimi due secoli hanno anche il pregio
di far uscire Gesù dalla nicchia dogmatica in cui noi l’avevamo
rinchiuso e imprigionato. Gesù torna ad essere “il nazareno”,
palpitante di vita e di fede, non un essere astrale, perfetto,
etereo.
“La
prassi di Gesù è progressiva, o meglio, è processuale nel senso
che Gesù è ‘un essere in processo’, una persona radicata nella
storia, soggetta a sviluppo e cambiamento nel campo della conoscenza
e della coscienza. Si trasforma la sua idea di Dio e il suo modo di
rapportarsi a Lui: dalla distanza alla vicinanza, dalla maestà alla
relazione filiale e intima… Si traforma egualmente la sua relazione
con il popolo e con i discepoli. Cambia la sua percezione della
realtà. Cambia la posizione sociale: dalla tranquillità casalinga
alla tensione sociale, dal posto fisso all’instabilità. Gesù vive
momenti di incertezza, è esposto ai dubbi di fede, si sente
indeciso, esperimenta l’oscurità della storia” (Juan Josè
Tamayo-Acosta, Per questo lo hanno ucciso, Cittadella, Assisi 2000,
pag. 108). Questo è il Gesù vivo, la via che conduce a Dio,
testimone di un amore storico che non cessa di coinvolgerci.
Franco
Barbero
(in Olio
per la lampada,
Pinerolo 2004)