martedì 22 novembre 2016

UNA PREGHIERA DENTRO LA VITA

Dopo aver scritto una decina di libri sul tema "fede ed impegno"  dopo aver trascorso anni sui testi biblici, mi è molto difficile oggi parlare della preghiera perché temo di fare un "pistolotto" pietistico. Ma per me non è mai stato così. La preghiera è per me intrecciata con la vita. Da sempre inserito nell'impegno sociale e politico cercando di collocarmi sul solco di Gesù, dalla parte dei deboli, sono riconoscente a Dio che mi ha conservato la passione della preghiera. Ormai 40 anni fa, quando scrissi "Una fede da reinventare", eravamo nel pieno delle lotte politiche. Ma io non ho mai potuto capire perché si dovesse separare la passione per gli oppressi dalla passione per Dio. Questo mi sembra un binomio inscindibile.
Anni di studi biblici mi hanno innamorato (sempre dentro una vita molto laica e mossa) della preghiera biblica. Oggi prego come un bimbo che riposa tra le braccia della madre. Conosco le lacrime di gioia e il grido dell'inquietudine e dell'angoscia. La preghiera ebraico-cristiana, prima di tradursi in preghiere, è la struttura interiore per cui penso tutta la vita come un dialogo, come un attingere alla Sorgente, come un volgere cuore e occhi alla fonte della vita, la roccia del mio cuore.
Pregare è riconoscere che sono decentrato da me, che sono situato in una relazione d'amore che precede, accompagna e supera la mia vita; significa buttare via i miei lievi giorni e i miei contati anni tra le braccia dell'Eterno e affidare a Lui le mie fatiche, le mie gioie, le mie sconfitte, le mie speranze. La preghiera mi libera dall'ossessione dell'io, dell'autocentramento e mi ossigena il cuore nel profondo.

Franco Barbero