sabato 21 gennaio 2017

Ichino: “Gli abusi sono tutta colpa dei dirigenti che non vigilano”

ROMA. Dieci anni fa nel libro I Nullafacenti Pietro Ichino, giuslavorista e senatore del Pd, denunciò il tasso di assenze altissimo nel settore pubblico rispetto a quello privato.
Professore, la stessa sproporzione si registra anche rispetto all'abuso di certificati medici per godere di particolari benefici sul lavoro?
«Sono aspetti diversi dello stesso problema: il settore pubblico vede sempre molto dilatato l'abuso dei benefici, perché i dirigenti non svolgono la propria funzione, non motivano adeguatamente i dipendenti, non fanno i controlli dovuti».
Quindi non è un problema di norme?
«Qualche norma un po' più generosa, soprattutto per i dipendenti statali e degli enti locali, c'è. Ma la differenza è dovuta per una parte largamente maggiore a un difetto della dirigenza pubblica».
Nel privato proprio il fenomeno non esiste?
«Certo che sì, ma si tratta di casi singoli, isolati. Nel pubblico, invece, la tolleranza generalizzata ha consentito che l'abuso divenisse un malcostume diffuso».
In fondo però non stiamo parlando di assenteismo, ma di comportamenti leciti, giustificati dall'ordinamento. Perché il datore di lavoro privato riesce ad arginarli e il pubblico no?
«In realtà non si tratta sempre di comportamenti leciti. Per esempio, la legge 104 non consentirebbe che il lavoratore, ottenuto il permesso, invece di assistere la vecchia zia ottantenne, si dedichi a un corso di canottaggio. Pensiamo anche ai permessi elettorali: non è ammissibile che in un servizio pubblico si dimezzino gli organici in occasione delle elezioni. Nel settore privato il dirigente verifica che chi ne fruisce sia veramente un militante del partito, vada a fare davvero il rappresentante di lista; nel pubblico nessuno si cura di controllare».
Quindi è solo una questione di incapacità dei dirigenti?
«Innanzitutto di irresponsabilità dei dirigenti. I vertici politici, da Brunetta in poi, hanno varato diverse norme anti-assenteismo, ma non hanno mai fatto l'unica cosa efficace: imporre ai direttori del personale l'obiettivo di allineare il tasso di assenze rispetto a quello di aziende private comparabili, entro un termine ragionevole, sotto pena di perdere l'incarico, come previsto dall'articolo 21 del Testo Unico».
Come è possibile che leggi in sé giuste come la 104 si trasformino in favolose opportunità per i nullafacenti?
«La legge, anche se si basa su di un principio giusto, contiene sempre in sé il germe dell'abuso quando non si preoccupa di istituire controlli adeguati e, soprattutto, gli incentivi giusti perché i controlli funzionino. Nel settore privato la dirigenza questi incentivi li ha; nel settore pubblico no. E poi... ».
E poi?
«... occorrerebbe un sindacato del settore pubblico consapevole del fatto che i diritti dei lavoratori si difendono anche e soprattutto contrastandone gli abusi».
Rosaria Amato

(la Repubblica, 9 gennaio)