lunedì 23 gennaio 2017

Padova, nella città del Santo il peccato è ancora in canonica

"Sei la puttana dei preti". Prima ancora che lo scandalo diventasse conclamato, prima ancora che i carabinieri perquisissero la canonica scoprendo un vero arsenale del piacere e che nell'acqua santa si cominciasse a sentire l'odore del marcio, quel fogliettino lasciato sul parabrezza di un'auto, non lontano dalla canonica di San Lazzaro a Padova, era già una minaccia privata e una pubblica denuncia. Perché la donna che lo aveva ricevuto, altri non era che l'amante di don Andrea Contin. La donna del parroco e, forse, anche di altri sacerdoti che frequentavano nottetempo, per motivi nient'affatto religiosi, una stanza trasformata in lupanare. A colpire, in quella frase disfida, è l'uso del plurale. Una verità che pareva inverosimile, blasfema, diffamatoria, fino a un mese fa. Ma adesso che lo scandalo sta dilagando oltre i confini della parrocchia incassata tra un viadotto e l'autostrada alla periferia della città, quelle parole appaiono rivelatrici. E stanno mettendo in grave imbarazzo la Curia di una delle diocesi più potenti d'Italia.

LE CANONICHE sono piccoli porti di mare, a fin di bene. Vanno e vengono a tutte le ore i catechisti e i boy-scout, i ragazzi dell'Azione Cattolica e i volontari della Caritas, le pie donne e i questuanti. Ma dopo le veglie di preghiera e gli incontri pastorali, quando si spegne la luce sull'ultima attività, il parroco resta un uomo solo. Qualcuno ce la fa, legge il breviario e va a dormire. Per qualcun altro la carne è più debole, la notte portatrice di dubbi e di tentazioni. Adesso la domanda che molti si pongono è precisa: possibile che nessuno si fosse accorto di quel via vai coperto dalle ombre, uomini e donne che entravano e uscivano in orari non compatibili con un'attività pastorale?
Per tutti don Andrea, 48 anni, il prete che aveva fatto il poliziotto e l'avvocato, si occupava di detenuti, aveva fondato un centro per anziani, organizzava pellegrinaggi in Terra Santa e la sagra della pappardella, è ora diventato la pietra della scandalo. Le indiscrezioni fanno accapponare la pelle ai benpensanti. Allibiti, frastornati, increduli. Così sono i suoi parrocchiani. Un gruppetto ha siglato ("La comunità che crede in te" ) una lettera a difesa di don Contin indagato di violenza privata (ai danni della sua ex amante) e di sfruttamento della prostituzione ai danni di un imprecisato numero di donne). Pronti a mettere la mano sul fuoco (del diavolo): "Non ci crediamo, era sempre impegnato per appuntamenti inerenti la chiesa. Le rare sere libere andavamo a mangiare una pizza tutti assieme. Ma quando le faceva quelle cose delle quali scrivono i giornali?".
Dello stesso tenore è un'intervista di Paolo Contin, ex operaio residente a Busiago, il papa di don Andrea. "La canonica si trova vicino alle case, possibile che nessuno si sia accorto di niente in dieci anni? Mio figlio può aver fatto i suoi sbagli, avrà avuto un momento di debolezza, ma non ha fatto del male a nessuno. Ricordo che un sacerdote padovano qualche anno fa è stato accusato di pedofilia. Poi si scoprì che un ragazzino si era inventato tutto".
In questo caso bisognerebbe azzardare che ha giocato di fantasia anche la donna di 49 anni che si è presentata ai carabinieri. Si sarebbe inventata di essere stata l'amante del parroco, di essere stata picchiata, di aver consumato rapporti con altri uomini, mentre don Andrea filmava le scene. Anche i militi qualche domanda se la sono posta. I comportamenti privati non interessano alla legge, ma qui si profila l'ipotesi di sfruttamento della prostituzione, ammesso che si provino i pagamenti per incontrare la donna (o le donne) del prete.
"Avevo una relazione con lui e in qualche occasione mi ha fatto prostituire. Facevo tutto quello che voleva, mi ordinava con violenza quello che dovevo fare ogni volta e io, per paura di essere picchiata, lo facevo... Il sesso avveniva in canonica e in diverse case. A tutte le ore: di mattina, di pomeriggio, a notte fonda. Sempre", ha detto lei. Ma non ha assistito a passaggi di denaro, eppure don Andrea le aveva detto che certe spese erano possibili anche grazie al suo contributo. Le conferme che non si sia trattato di un parto di fantasia o della voglia di vendicarsi sono significative. È bastata la perquisizione in canonica, un mese fa, per scoprire l'armamentario da sex-shop custodito in una stanza. Catene e anelli da prestazioni particolari, fruste, un vibratore, una collezione di falli. E poi le videocassette, in bella mostra nella libreria, con le etichette dei papi, per non far insospettire i parrocchiani.
QUELLO ERA SOLO il primo gradino. Perché i carabinieri hanno scoperto che le donne che hanno avuto rapporti sessuali sono state almeno altre se. E poi hanno trovato foto di quelle amiche inserite a loro insaputa su alcuni siti – Bakeca.it, Annuncio69.it, Scambiomoglie.it - dove si cercano incontri di piacere ed è emerso che don Andrea frequentava luoghi dove il gioco delle coppie si pratica, come una famosa spiaggia della Costa Azzurra. Sempre più forte il sospetto che uomini siano finiti in canonica per fare sesso.
Ma lo scenario più sconcertante, in questo caravanserraglio tra sacro e profano, è quello del coinvolgimento di altri sacerdoti. Ed è la seconda, importante conferma. Nella denuncia la donna aveva detto che era stata indotta ad avere rapporti con altri religiosi, mentre il parroco filmava. La notizia è trapelata due giorni fa. Ieri si è saputo che un sacerdote di mezzaetà, che esercita il ministero sui Colli Euganei, interrogato come persona informata dei fatti dal pm Roberto Piccione, ha ammesso gli incontri di piacere e le riprese maliziose. "È una tempesta nella tempesta, sono allibito, è terribile...", ha commentato monsignor Paolo Doni, vicario generale che sta sostituendo il vescovo Claudio Cipolla, in questi giorni in visita pastorale alle missioni del Sudamerica.
PURTROPPO il cerchio non è chiuso. I carabinieri cercano altri frequentatori della canonica e altri sacerdoti. Per provare che c'è stata induzione alla prostituzione devono scavare nei conti correnti e in un'insolita disponibilità di denaro. Don Contin amava viaggiare, lo faceva in compagnia femminile. A Roma come in Croazia, in Francia o sul Lago di Garda. Senza badare a spese, come quando affittò un palco per assistere al Palio di Siena costato mille euro. Oppure quando pagò duemila euro per due giorni in albergo nella Capitale. Come poteva permetterselo con il reddito modesto di un parroco?
La parrocchia di San Lazzaro sembra portarsi addosso una maledizione. Anni fa il predecessore di don Andrea, don Paolo Spolaore noto come "don Rock" perché girava l'Italia cantando e suonando la chitarra, abbandonò il suo gregge, e poi anche l'abito talare, dopo che il Tribunale dei minori riconobbe che era il padre di un piccolo nato dalla relazione con una parrocchiana. Oggi la Curia è frastornata e imbarazzata. Perché l'amica di don Contin prima di andare ai carabinieri aveva scritto al vescovo raccontando la stessa storia. Ma i tempi di Santa madre chiesa sono lenti e prudenti. Non era successo nulla, salvo un'indagine interna ancora aperta. Soltanto dopo la perquisizione di dicembre don Contin è stato rimosso, andando a riflettere in un luogo segreto. Da pochi giorni i prelati si sono piegati alle richieste dei carabinieri, consegnando il dossier in loro possesso, prima negato in base alle norme dei Patti Lateranensi.
Evidentemente il vescovo ha capito che poteva essere perfino più scandaloso coprire con omissis lo scandalo vero e proprio.
Giuseppe Petrobelli

(il Fatto Quotidiano, 19 gennaio)