giovedì 23 febbraio 2017

Corridoi umanitari

Quello che è avvenuto lunedì 30 gennaio è il sesto arrivo di gruppi di profughi dall'inizio del progetto: il primo «corridoio» risale al 4 febbraio 2016, quando atterrarono a Fiumicino la piccola Falak e la sua famiglia. Con i 40 di lunedì salgono a 540 le persone che il progetto ha sottratto ai campi profughi del Libano, predisponendo strutture d'accoglienza e percorsi d'integrazione su tutto il territorio nazionale, a esclusivo carico degli enti promotori. L'immagine (Nev/Pcei) si riferisce a una delle giornate di arrivo dei gruppi.  

Un progetto ecumenico
I «corridoi umanitari» sono un progetto pilota portato avanti dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), dalla Tavola valdese e dalla Comunità di Sant'Egidio. Il progetto nasce il 15 dicembre 2015 grazie alla firma di un protocollo d'Intesa tra enti promotori e Governo italiano. L'obiettivo sancito dal protocollo è di portare e accogliere nel nostro paese 1000 profughi nell'arco di 2 anni: per vie legali e sicure, utilizzando le clausole umanitarie previste dal trattato di Schengen e contrastando così i viaggi della morte che arricchiscono i trafficanti di esseri umani.

I Paesi di provenienza
Per il momento, le persone in accertato stato di vulnerabilità che hanno beneficiato dei corridoi sono in maggioranza cittadini siriani, di diversa provenienza (Homs, Aleppo, Hama, Damasco) e di diversa religione. Ma il «Protocollo» prevede il coinvolgimento di altre aree investite dal flusso migratorio, tra cui il Marocco e l'Etiopia. Nel frattempo, i corridoi umanitari nati nell'ecumenismo italiano stanno facendo scuola in Europa: è di questi giorni l'apertura del Governo francese a diverse organizzazioni cristiane intenzionate ad attivare un progetto sul modello italiano (v. articolo a p. 12).
(Riforma 10 febbraio)