martedì 21 febbraio 2017

Il papa e la nonviolenza

Il Messaggio di papa Francesco per la 50
a Giornata della Pace ha portato l'attenzione sul valore della nonviolenza. Il termine «nonviolenza» è ancora inteso da molti come negativo: astensione dai conflitti, illusione, o addirittura viltà di chi lascia fare i violenti. Al contrario, la nonviolenza (scritta senza trattino, come fa il papa) è forza vera, perché è libera dalla violenza. La forza può anche essere usata per colpire, ma, come sanno i bimbi che sentono crescere la loro forza, è caratteristica della vita, mentre la violenza è un atto della morte. La nonviolenza è lotta giusta contro le ingiustizie, il dominio, le violenze. É lotta coi mezzi giusti per un fine giusto. Non è comoda elusione, ma richiede coraggio, volontà, dedizione e intelligenza, organizzazione e preparazione, ed è possibile a tutti, a popoli interi. Richiede forza interiore, spirituale, sociale, perché è «forza di amare» (Martin Luther King).
Essa è «antica come le montagne», dice Gandhi, anche se la sua presenza efficace nella storia umana è stata ignorata e occultata da culture violente, utili ai vincitori violenti. Non è la guerra la regina della storia, ma la semplice mite collaborazione quotidiana delle persone semplici. Una foresta che cresce non fa il rumore di un albero che cade... La storia è come un ampio tessuto, con degli strappi - dice ancora Gandhi - ma il tessuto c'è, ed è la vita continua, oggi però minacciata dai mezzi di distruzione totale. La nonviolenza ha una storia reale di successi ottenuti con la forza morale e civile, senza uso di armi omicide, e ha un futuro: anzi, è l'unico futuro umano possibile.
Grandi maestri di vita hanno praticato e insegnato nelle varie civiltà la vita nonviolenta, la soluzione costruttiva dei conflitti, con la compassione e l'amore per la vita umana. Gesù è maestro per i cristiani e per chi lo riconosce: egli ha testimoniato con coraggio il vangelo dell'amore, fino a patire con forza e dignità la condanna crudele, e ha resistito lealmente, con la forza della verità, con il perdono dei nemici, di fronte a potenti sistemi religiosi e politici, e così ha affermato la vita sulla morte.
Nel nostro tempo, la minaccia di distruzione totale ci chiama tutti a imparare lo spirito e i metodi della lotta giusta nonviolenta. I cristiani, nella collaborazione ecumenica, nel Concilio 1962-65, fino a questo messaggio di Francesco, superano la dottrina tradizionale della «guerra giusta» (cioè giustificabile a determinate condizioni), ancora succube del mito della guerra ineliminabile dalla storia, e costruiscono teoria e prassi della «pace giusta», basata sulla giustizia e sui mezzi nonviolenti. Questo progresso dottrinale è un passo prezioso, con cui i cristiani possono e vogliono collaborare con tutti alla salvezza e all'evoluzione della vita umana e della sua bellezza morale.
Enrico Peyretti

(il foglio n. 438 - 2017)