Unica
composizione
POETI
MIGRANTI. IERI E ..OGGI
Erri
del Luca, che spesso esterna la sua indignazione per il trattamento
riservato agli attuali migranti (a quelli che riescono a raggiungere
le nostre coste e a quelli che rimangono sepolti nel Mediterraneo),
ha voluto riproporci due poesie scritte da poeti in situazioni
storiche diverse ma nutrite dallo stesso stupore e dolore: uno
italiano, l'altro di origine eritrea.
1907,
dopo 24 giorni di navigazione il bastimento sbarca nel porto fluviale
di Buenos Aires. A bordo c'è un poeta di vent'anni. Si chiama Dino
Campana. Ha un biglietto di sola andata, imbarco a Genova, glielo ha
dato lo zio, perché il padre non si è sentito il coraggio di
accompagnarlo al molo. Mentre la nave entra in porto DINO CAMPANA
scrive:
Il bastimento avanza lentamente
nel grigio del mattino
tra la nebbia
sull'acqua gialla
d'un mare fluviale
appare la città grigia e velata.
Si entra in un porto strano.
Gli emigranti
impazzano e inferocian
accalcandosi
nell'aspra ebbrezza
d'imminente lotta.
Da un gruppo d'italiani
ch'è vestito
in un modo ridicolo alla moda
bonaerense si gettano arance
ai paesani stralunati e urlanti.
Un
secolo dopo un altro poeta altrettanto spaesato, SELAM KIDANE,
scrive:
Mi domando che nome ti ha messo,
piccolino?
La tua mamma preziosa.
Forse ti ha chiamato Berhan?
Luce mia,
o ti chiamato Haben?
Orgoglio mio.
Forse di ha chiamato Kisanet,
dopo il sospirato riposo,
o sei stato Awet? Vittoria.
Dimmi piccolino,
lei ti ha chiamato
come la speranza?
Come le aspirazioni,
come il sogno?
Ti ha chiamato Amen, come la
fine delle sue preghiere?
O col nome dei santi che tua
nonna invocava?
Col nome del fratello
perduto in prigione?
Di suo padre,
andato già da tanto?
Ti ha chiamato Sina,
come il deserto attraversato?
O Eritrea, la terra che ha dovuto
abbandonare?
Ti ha dato il nome del posto che
dovevi ereditare?
Dimmi piccolino
quale nome ti ha messo la tua
preziosa mamma?
Perché non ce la faccio
a sopportare
che ti hanno chiamato
numero 92.