martedì 28 febbraio 2017

Se l'ecumenismo incontra i nuovi martiri sulla sua strada

Si dice ecumenismo e subito si pensa alla Chiesa Cattolica. Per diverse e molteplici cause storiche a partire dagli anni Sessanta, quelli del Concilio Ecumenico Vaticano II e del suo decreto Unitatis redintegratio, la bandiera dell'unità delle Chiese è passata nelle mani del Papa e dei suoi uomini. I cattolici hanno celebrato una settimana di preghiera (dal 18 al 25 gennaio) dedicata a questa speranza e in quattro anni di pontificato, gli atti e i gesti di papa Francesco, a testimonianza di un cammino verso la «diversità riconciliata» tra le Chiese cristiane, hanno certamente costituito una corposa parte del suo magistero. Tuttavia, l'ecumenismo è nato protestante ed ortodosso e ha fatto fatica a divenire cattolico. Come ricorda Brunetto Salvarani su Settimana News «è doveroso far risalire l'inizio del movimento ecumenico moderno al 1910, l'anno della Conferenza mondiale della Missione a Edimburgo...
Nel 1920, poi, una lettera del Patriarcato ortodosso di Costantinopoli è inviata a tutte le Chiese cristiane del mondo. Nello stesso anno un nuovo intervento, questa volta di parte anglicana: i vescovi riuniti a Lambeth pubblicano un appello a tutti i cristiani. Da allora, il percorso ecumenico si muoverà su due binari cruciali: quello del dialogo teologico e quello dell'ecumenismo pratico».
Negli ultimi decenni però i due binari sono stati intersecati da testimonianze di "nuovi martiri" e l'affratellamento sta avvenendo con la forza di quell'ecumenismo del sangue che sembra essere il "segno terribile" che accompagna il cristianesimo globale. Il quale, secondo dati fomiti a dicembre dal Pew Forum on Religion and Public Life, è la religione più diffusa al mondo, con 2,18 miliardi di persone: 50,1 per cento cattolici, 37 per cento protestanti, 12 per cento ortodossi. Proprio da questa realtà tragica e vitale, i cristiani iniziano a trarre memoria e in India, da anni, il 23 gennaio tutte le Chiese cristiane ricordano il martirio del pastore Graham Staines e dei suoi figli bruciati vivi nel 1999 da militanti dell'Hindutva, l'organizzazione paramilitare indù che sostiene l'attuale governo. D'altronde, la memoria di Oscar Romero veniva celebrata nella Chiesa Anglicana almeno tre decenni prima che Roma lo dichiarasse "beato". Il desiderio di estendere questa "grata" memoria per i martiri cristiani si sta diffondendo ovunque. E lo scorso 22 gennaio a Barletta è stata inaugurata una lapide commemorativa a ricordo dell'eccidio di cinque evangelici operato da fanatici cattolici, fomentati dal clero, il 19 marzo del 1866. La precedente era stata rimossa nel secondo Dopoguerra. Questa volta a scoprirla c'era anche il vescovo cattolico della città.
Filippo Di Giacomo

(Il Venerdì, 3 febbraio)