domenica 19 marzo 2017

Abitare il presente

Una delle imprese più difficili, a mio avviso, oggi è - per dirla con un giochetto di parole – "essere presenti al presente".
Non è raro ritrovare anche in noi onde ritornanti di nostalgia. La nostra chiesa, in particolare, è piena di cantori del bel tempo antico, che costruiscono i panegirici del passato. Una cristianità pingue, con verità inossidabili e ben riconosciute e difese anche dai poteri. Tutto chiaro e ogni cosa al suo posto: le donne al posto loro assegnato, i poveri un po' assistiti, gli omosessuali come peccatori al confessionale, i teologi dediti ad inquadrare con linguaggi pii i sacrosanti dogmi, i preti a dar benedizioni e a garantire tutti i certificati sacramentali, la gerarchia come altoparlante di Dio...
La forte seduzione e la solidità del "castello" che fu sono difficili da superare. Offrono non poche comodità e sicurezze. Entrare nell'oggi ed abitarlo implica varcare una soglia ed entrare in una strada piena di insicurezze e di rischi.
Vale anche per la politica, sia che la nostalgia si chiami Democrazia Cristiana sia che si chiami Rivoluzione Proletaria. Cercare e costruire sentieri in cui si valorizzino le esperienze positive del passato e si facciano i conti con la "rivoluzione possibile" esige la presenza di personalità progettuali, culturalmente attrezzate, psicologicamente riconciliate con la realtà e nello stesso tempo ricche di creatività, di un pensiero e di una prassi altra.
È inutile, per dirla con ironia, progettare le ferie su Marte se non "inventiamo" il lavoro sulla terra.
È fuorviante pensare ad una chiesa evangelicamente nuova che fiorisca come per incanto se oggi non lottiamo perché in essa crescano l'accoglienza, la sobrietà e il rigore della riflessione biblica.
Oggi devo esserci.

Franco Barbero