giovedì 2 marzo 2017

Barcellona va controcorrente: "I profughi li prendiamo noi"

Mezza Catalogna vuole l'indipendenza e (quasi) tutta vuole i migranti. Le piazze, un po' in declino nel resto d'Europa, a Barcellona si riempiono ancora. Stavolta a far scendere i cittadini in strada non è (soltanto) la protesta contro Madrid, quanto piuttosto un tema globale, i rifugiati: «Vogliamo accoglierli» ha scandito una folla incredibile in tempo di populismo, la più grande manifestazione a favore dei rifugiati mai vista in Europa. I 160.000 (secondo la polizia municipale, mezzo milione ... per gli organizzatori) hanno sfidato il governo ribaltando lo schema classico: in Spagna sono le città a chiedere di ospitare i profughi e il governo a non consentirlo, il contrario, insomma, di quanto avviene in Italia. A scandalizzare la folla catalana è una cifra: 1034, il numero dei rifugiati accolti dalla Spagna, il 6 per cento dalla quota stabilita dall'Unione europea per il Paese iberico (17.337). La manifestazione è stato il momento culminante della campagna «casa nostra, casa vostra», nata qualche giorno fa in un teatro e sostenuta attivamente dal sindaco di Barcellona Ada Colau, che con le altre città amministrate da Podemos e alleati, ha creato una rete di solidarietà (Madrid, La Coruňa, Cadice, Saragozza). In un'intervista alla Stampa nella scorsa primavera, Colau aveva spiegato che, al di là delle apparenze, questa non è una battaglia impopolare: «I miei concittadini non solo capiscono questa mia posizione, ma mi chiedono sforzi ulteriori. Vedere i bambini morire in mare, mentre le mafie si arricchiscono, non è sopportabile». Il Comune di Barcellona aveva presentato un piano, ma nessuna risposta è arrivata dal governo centrale, allora impegnato in una delle elezioni politiche che hanno segnato lo scorso anno.
Quello dei migranti è l'ennesimo terreno di scontro tra la Catalogna e il resto di Spagna. Al corteo hanno partecipato tutti i gruppi politici della Comunità autonoma: gli indipendentisti, i socialisti, i movimenti vicini a Podemos guidati dal sindaco Ada Colau. Tante «esteladas», le bandiere della repubblica catalana e rappresentanza praticamente al completo dell'esecutivo della Regione che spera di diventare uno Stato. Il movimento catalanista (assai eterogeneo), infatti, ha sempre voluto distinguersi dai partiti secessionisti con posizioni chiaramente anti immigrati, come la Lega Nord, «volevano fare le foto con noi, per noi era piuttosto imbarazzante», racconta un esponente del governo catalano. A1 corteo di sabato questo rischio non c'era.
Francesco Olivo

(La Stampa 20 febbraio)