venerdì 24 marzo 2017

CHI HA PAURA DELLA CONTRACCEZIONE

Ogni anno «entro il mese di febbraio, [...], il Ministro della sanità presenta al Parlamento una relazione sull'attuazione della legge stessa e sui suoi effetti, anche in riferimento al problema della prevenzione. Le regioni sono tenute a fornire le informazioni necessarie entro il mese di gennaio di ciascun anno, sulla base di questionari predisposti dal Ministro». Mentre annoto questo comma della Legge 194/78 sull'aborto (art. 16) mancano dieci giorni alla fine di febbraio. Sono pronto a scommettere con chi mi legge che, quando questa rubrica sarà pubblicata sul sito di Adista e su Adista Notizie, la ministra Lorenzin non avrà presentato alcunché in Parlamento. Nessun dato sulle interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg), nessuna percentuale bulgara sulla presenza dei medici obiettori nei reparti di ostetricia e ginecologia, nessuna tabella sul ricorso agli anticoncezionali classici e d'emergenza, nessuna statistica sulle Ivg eseguite per la via meno invasiva, quella farmacologica. Nulla. E non lo farà nemmeno nel mesi successivi, almeno fino a ottobre inoltrato. A meno che non vi piaccia perdere facile, evitate di scommettere. La Relazione non è mai stata resa pubblica nei termini di legge. Il motivo, secondo una nota del Ministero di ottobre 2015, va ricercato nella difficoltà che molti referenti regionali hanno nel ricevere i dati dalle strutture dove vengono effettuate le Ivg e nella chiusura di alcuni servizi Ivg (per mancanza di personale medico non obiettore, aggiungo io). Inviare dei dati nel 1979 poteva essere macchinoso, così come elaborarli da parte dell'Istat al fine di consentire la stesura della relazione al ministro. Nell'era di excel e della banda larga questa giustificazione ha del surreale ma tant'è. L'opinione pubblica può aspettare. Informare i cittadini sull'attuazione di una legge di civiltà, considerata un rifermento a livello mondiale per la normativa sul diritto all'aborto e alla salute psicofisica della donna (un diritto costituzionale), evidentemente non è una priorità per chi è preposto a garantire e tutelare questi diritti.
La ministra Lorenzin detiene il record del ritardo e lo ha stabilito nel 2016 presentando la Relazione sul 2015 quasi nel 2017, il 16 dicembre. Un ritardo che sorprende per due motivi. La bozza della relazione era sul suo tavolo già ai primi di ottobre; il 2015 è stato un anno di svolta per la diminuzione degli aborti: circa 10mila in meno rispetto al 2014. In realtà la relazione 2016 non è stata tecnicamente "presentata": il testo è stato inviato in Parlamento e non c'è stato nessun dibattito, nessun approfondimento. Qualche lancio d'agenzia, trafiletti sui giornali. Insomma, silenzio. Come mai? "Prevenzione", questa parolina presente nell'art. 16 a quanto pare è andata di traverso alla ministra e a qualche suo consulente, tra cui spicca Assuntina Morresi fervida ispiratrice del Fertility day. Il crollo degli aborti è infatti strettamente correlato non all'aumento delle nascite (che non c'è) ma alla possibilità, da aprile 2015, di acquistare un efficace contraccettivo senza prescrizione medica: la pillola dei 5 giorni dopo. È una notizia, ma all'opinione pubblica non è stata data. Altrimenti sarebbe finito fuori controllo un pensiero di una semplicità disarmante: potendo optare con maggiore facilità per un anticoncezionale, d'emergenza e non, si può evitare di ricorrere all'aborto per scongiurare gravidanze indesiderate.
Federico Tulli)

(Adista 4 marzo)