giovedì 30 marzo 2017

DUE LIBRI PREZIOSI

"Fare strada con le Scritture"
(Lidia Maggi, Edizioni Paoline) e
"Vi affido alla Parola"
(Lidia Maggi e Angelo Reginato, Claudiana Ed.),
sono due libri che tentano e riescono nell'impresa di farci amare le Scritture.
Dentro un quadro teologico sostanzialmente tradizionale, specialmente sul terreno della cristologia, si respira un'aria fresca in cui le Scritture diventano la Parola che nutre il cammino personale e comunitario.
Non esiste terapia migliore contro il "raffreddamento della vita comunitaria" della perseveranza nella lettura delle Scritture.
A questo servizio ho dedicato le risorse più profonde della mia piccola vita come animatore di gruppi e comunità.
Le opere di Maggi-Reginato, biblisti che hanno alle spalle una solida preparazione, hanno il pregio  di rendere accessibili dei testi che spesso, nella tradizione cristiana, sono diventati muti o impenetrabili.
Qui il pane viene spezzato e reso appetibile, come mi succede nei vari gruppi con cui faccio strada: sento che i cuori si scaldano, le parole diventano la Parola, gli occhi trovano uno sguardo nuovo.
Sì, Dio parla ancora, come scriveva Carlos Mesters.
Si leggano con particolare attenzione le osservazioni critiche sul cristianesimo "alleluiatico", ma ancor più le pagine 145-146 in cui (finalmente!!) una teologa protestante rimette in discussione l'ideologia della morte espiatoria di Gesù: "spiegazione intrigante, vista la sua capacità di convincere intere generazioni di cristiani...Dio diventa un creditore spietato che esige fino all'ultima goccia di sangue l'estinzione del debito".
Sì, finalmente, usciamo da questo orrore teologico di un Dio contabile, sadico, contrattuale, violento.
Gesù non ha espiato nulla perché davanti a Dio non c'è nulla da espiare: semplicemente siamo amati, perdonati e accolti nel Suo amore gratuito. Gesù è morto per le scelte di fedeltà a Dio e ai poveri, scelte che furono insopportabili per i poteri che lo condannarono a morte.
Ma questa antifona triste e mercantile del "Gesù morto in espiazione dei nostri peccati" sta ancora al centro, come una litania dogmatica, tanto nelle liturgie cattoliche e protestanti quanto nei vari innari.
Aggiungo un ricordo personale di giovinezza: era il 1969. Dopo alcune letture dei grandi teologi cattolici degli anni '60, mi ero liberato da questa visione di un Dio che, per pareggiare il conto, aveva deciso e ritenuta necessaria la morte di Gesù. Lo dissi apertamente in una predicazione e dopo pochi giorni ricevetti un severo, severissimo  ammonimento dal vescovo locale.
Oggi, dice correttamente Lidia Maggi, "quella  strada principale, a lungo battuta, porta lontano dal regno di Dio. Per molti, è divenuta impercorribile" (pag.146).
Raccomando vivamente la lettura e la meditazione di questo libro, anzi dei due libri, per udire la "Parola che libera il piede dal pantano, che rialza chi è piegato dalla vita e mette in cammino, lungo la Via "(pag. 183).
Franco Barbero