lunedì 6 marzo 2017

Genitori in rivolta: a scuola niente corsi sulla sessualità

SAVIGLIANO. La lettera, che da qualche settimana circolava «sottobanco» tra i genitori di diverse classi, ora è sulle scrivanie dei dirigenti scolastici di Savigliano, paese del cuneese con poco più di ventimila abitanti.  
Duecentocinquanta firme sostengono la petizione per bloccare lezioni e progetti sull'affettività che, secondo il gruppo Rete di Famiglie, nasconderebbero attività di promozione della cosiddetta «teoria gender». La lettera è indirizzata a tutti gli istituti, dagli asili alle superiori. «Vogliamo aprire un dialogo con la scuola e confrontarci soltanto all'interno di quel contesto», spiega uno dei promotori dell'iniziativa, che però ha già scavalcato i cancelli scolastici, alimentando le discussioni nel paese.  

Le accuse  
Le accuse dei genitori, messe nero su bianco, sono chiare. In passato la scuola avrebbe fatto da «cassa di risonanza» a progetti sui temi della famiglia, della sessualità e dell'affettività che «propagandavano visioni ideologiche e antropologiche quanto meno discutibili». Progetti, come si legge nella lettera, sponsorizzati dalla Consulta Pari Opportunità cittadina su invito di gruppi e associazioni del movimento Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transessuali). Le famiglie rinfacciano alla scuola di non essere state preventivamente informate sulle attività, spesso «mascherate dietro concetti condivisibili, come il rispetto delle differenze, l'accoglienza e la lotta al bullismo».  
La richiesta? Una «censura preventiva»: conoscere anticipatamente ogni progetto sull'educazione di genere, visionando libri e video che s'intendono utilizzare, per «valutare il senso di queste proposte didattiche e decidere se farvi partecipare i figli».
Diversi i progetti che, dal 2009, la Consulta ha proposto alle scuole per conoscere e contrastare il bullismo omofobico: corsi di formazione per insegnati, convegni con i ragazzi delle superiori, spettacoli teatrali sui «ruoli di genere» per le elementari, mostre informative sulle famiglie «arcobaleno».  

La difesa  
«Ci vengono mosse accuse gravi, cioè di mascherare con la lotta al bullismo altre iniziative - ribatte Vilma Bressi, presidente della Consulta Pari Opportunità -. Queste proposte sul genere e l'orientamento sessuale servono soltanto a favorire una cultura delle differenze e del rispetto della persona, in tutte le sue sfaccettature».  
Difendono la scuola i due dirigenti scolastici dei più grandi istituti comprensivi del paese (che riuniscono materne, elementari e medie), Alessandra Massucco e Luciano Scarafia: «Questi progetti non sono stati imposti o calati dall'alto, ma condivisi. Qualsiasi attività extracurricolare viene discussa nei Consigli d'Istituto, dove ci sono anche i rappresentanti dei genitori. Quella sarebbe stata la sede opportuna per confrontarci con più serenità».
Andrea Giaccardi

(La Stampa 23 febbraio)