giovedì 2 marzo 2017

LA PEDOFILIA NON È LUSSURIA, È UN CRIMINE

Alla fine del 2010 quando ho pubblicato il mio primo libro che indaga le radici storiche e culturali della pedofilia nella Chiesa cattolica, il direttore di un influente tg nazionale si rifiutò di presentare il mio libro e di chiamarmi in trasmissione. Disse che Benedetto XVI aveva chiesto più volte scusa alle vittime pertanto il problema degli abusi era risolto. A febbraio 2012 la Pontificia Università Gregoriana ha organizzato a Roma un simposio internazionale sulla pedofilia nel clero. La Santa sede "invitò" i vescovi di tutto il mondo allo scopo di sensibilizzarli. Il titolo era un efficace slogan: "Verso la guarigione e il rinnovamento". Di chi? Della Chiesa «ferita al cuore» dagli abusi sui bambini, dissero gli organizzatori. Chiesi al portavoce vaticano, mons. Federico Lombardi, se per rinnovare e guarire la Chiesa italiana non fosse necessaria una commissione d'inchiesta come quelle che in Irlanda, Germania, Usa, Belgio, Olanda, Australia etc avevano dato un segnale di volontà di cambiamento alle rispettive Chiese e alle vittime. Lombardi mi rispose che non esiste un caso italiano e che nel nostro Paese non c'è bisogno di indagare.
Nel 2013 Benedetto XVI ha abdicato, piegato sotto il peso degli scandali planetari che a causa di quelli che lambirono il fratello, mons. Georg Ratzinger, gli erano arrivati fino in casa.
Il primo maggio 2014 è uscito il mio secondo libro, Chiesa e pedofilia, il caso italiano. Con una inchiesta che va dall'unita d'Italia all'atto d'accusa contro il Vaticano da parte dell'Onu (5 febbraio 2014), ho voluto verificare se Lombardi avesse ragione. La risposta in sintesi é: no, si sbagliava.
A gennaio 2017 l'uscita di Lussuria, il libro di Emiliano Fittipaldi, segnala che il tema della pedofilia nella Chiesa è ancora di estrema attualità.
In questi sette anni, a parte i colleghi di Adista e il sottoscritto, nessun giornalista italiano ha documentato costantemente le criticità sul tema degli abusi che sono in contraddizione, ad esempio, con i tanti annunci di "tolleranza zero" pronunciati da Benedetto XVI e Francesco I.
Ma non è questo il punto che mi preme approfondire. Dovere del giornalista e richiamare le istituzioni alle responsabilità nei confronti della collettività, evidenziando ciò che non è conforme con il loro mandato. Riguardo la pedofilia, fare la morale al papa e efficace? Io penso di no. Additare come lussuriosi i vescovi di cui si circonda e i preti pedofili, denota una visione quanto meno superficiale del problema. La Chiesa ha la sua ideologia e non è un'istituzione laica, ma chi lavora con le parole deve più di altri usare un linguaggio coerente con la realtà nella sua interezza. E la realtà dice senza appello che la pedofilia è un crimine violentissimo contro persone inermi. Non è pertanto un peccato, non è un'offesa alla castità, non è il Male. Non è lussuria. Nell'abuso, in chi abusa, non c'è sessualità né desiderio. La vittima, in quanto in età prepuberale, non ha e non può mai avere né sessualità, né desiderio. Finché si ragionerà nel termini secondo cui la pedofilia è un delitto contro la morale non si può pensare e pretendere che il problema sia risolto.
Federico Tulli

(Adista 18 febbraio)