sabato 18 marzo 2017

La sfida di Podemos: " No alla messa in tv"

LA PROVOCAZIONE, questa volta, ha avuto un effetto-boomerang. Il leader di Podemos, Pablo Iglesias, vorrebbe che la messa cattolica domenicale venisse depennata dal palinsesto della tv pubblica spagnola. L'ha chiesto ufficialmente con una proposta presentata alle Cortes il 20 febbraio scorso. E da quel giorno, apriti cielo.
Se finora la celebrazione eucaristica, relegata su La2 - la seconda rete della corazzata Tve, un canale semi-clandestino noto solo per un gioco a premi pluridecennale, qualche documentario e vecchi film - vivacchiava senza infamia e senza lode, ora è diventata all'improvviso un campione di audience. Con un exploit mai visto, raggiunto domenica scorsa. Mai il sacerdote che officiava il rito dal seminario San Jerónimo de Alba de Tormes, provincia di Salamanca, avrebbe potuto immaginare un tale successo: 1.217.000 spettatori, pari al 21,3 per cento di share. Che vuol dire circa il triplo rispetto alla media di fedeli che ogni domenica seguono la messa in tv, che a sua volta ha quasi il triplo della media di spettatori della povera La2, la cenerentola dei canali spagnoli.
Come è potuto accadere? Pare che domenica mattina, un messaggio di origine sconosciuta sia arrivato via Whatsapp su decine di migliaia di telefoni cellulari: «Alle 10,30, collegatevi con La2, che misureranno l'audience della Santa messa». Si dice che dietro l'iniziativa ci siano dirigenti del Partito Popolare del premier Mariano Rajoy, irritati dall'iniziativa parlamentare della formazione anti-casta. Iglesias ricorda che Podemos «difende la libertà religiosa» ma che «in un Paese aconfessionale e laico, secondo le sentenze del Tribunale costituzionale, forse la televisione pubblica non è lo spazio più sensato per realizzare riti religiosi di qualsiasi genere».
E in effetti il carattere aconfessionale dello Stato spagnolo è riconosciuto dalla Costituzione del 1978, ma gli accordi Stato-Chiesa prevedono anche la trasmissione della messa in tv. Da più di 30 anni, l'emittente pubblica Tve garantisce l'accesso anche ad altre confessioni (ebrei, musulmani, evangelici) con programmi autogestiti. Ma il diritto a trasmettere riti religiosi è concesso solo ai cattolici. E avviene ogni domenica nell'ambito del programma El Día del Señor, il giorno del Signore (c'è pure chi critica il fatto che in un Paese dichiaratamente aconfessionale si possa ammettere una simile intestazione per un programma della tv pubblica).
Finora, l'unico leader politico disponibile a fare da sponda a Iglesias è stato Albert Rivera, numero uno dei centristi di Ciudadanos, il quale ammette che sia legittimo discutere della proposta. Molto più tiepidi invece i socialisti, per i quali la Messa in tv «non fa danni a nessuno». Il Psoe è il partito che è stato più a lungo al governo (22 anni) dal ritorno della Spagna alla democrazia e mai ha preso in considerazione l'eventualità di osteggiare le trasmissioni religiose, così come non l'hanno fatto - cosa ancor più comprensibile - i conservatori del Pp, sempre molto attenti ai desideri della gerarchia ecclesiastica. Il premier Mariano Rajoy, per il momento, tace. La settimana scorsa ha visto il presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Ricardo Bl
ázquez. E si dice che abbiano parlato della questione. Pochi giorni dopo, è arrivata la sorprendente impennata negli ascolti della messa televisiva.
Alessandro Oppes

(la Repubblica 14 marzo)