mercoledì 1 marzo 2017

LIONE
Nel cuore della Francia il risveglio degli elettori in nome del cattolicesimo


LIONE. Sul sagrato della chiesa un uomo spinge un passeggino. «Non ci occupiamo di politica» glissa Mathieu uscendo dalla navata centrale con i cinque figli e la suocera. La messa in latino è finita, il prete ha concluso la predica dal pulpito. Sulle alture di Fourvière, Saint-Just è rimasta a lungo chiusa. Due anni fa, un piccolo gruppo di fedeli tradizionalisti è riuscito a far riconsacrare la chiesa, ripristinando il rito liturgico preconciliare. «Abbiamo fatto tutto da soli, c'è un nuovo fervore» racconta con orgoglio Mathieu. Il "fervore" che si respira a Saint-Just non è isolato.
La laica Francia assiste a un risveglio dei cattolici nel dibattito politico. Non si è mai parlato tanto di Dio come in questa campagna per le presidenziali. La vittoria a sorpresa di François Fillon alle primarie è il segnale più clamoroso. «Sono cristiano» ha dichiarato l'ex premier con inedita ostentazione. Persino il generale De Gaulle, il più religioso tra gli ultimi presidenti, evitava la comunione quando partecipava alle messe in veste pubblica. Altri tempi. Lo scandalo sull'impiego fittizio di Penelope Fillon, anglicana convertita al cattolicesimo, non fa breccia tra i fedeli. «Le menzogne degli uomini saranno giudicate da Dio» taglia corto il parrocchiano di Saint-Just con implicito appoggio all'ex premier.
Lione è uno dei fulcri del cristianesimo francese. Città di martiri, della festa della Luci, terra di figure carismatiche come l'Abbé Pierre. «E ora culla della riconquista». Anne Lorne usa un termine che evoca le crociate. Candidata dei Républicains, 36 anni, Lorne ha militato prima per Sarkozy, il presidente che aveva ricordato le "radici cristiane della Francia". E ora è una sostenitrice di Fillon. Insieme ad altri cattolici di destra ha fondato "Sens commun", tra i promotori dei cortei della "Manif pour Tous" contro la legalizzazione del matrimonio gay voluta dal governo socialista. La legge è passata ma l'attivismo non è finito. "Sens commun" ha migliaia di aderenti e una trentina di candidati alle prossime elezioni. «Abbiamo messo fine a mezzo secolo di cattolicesimo sommerso» commenta Lorne che ha lanciato un gemellaggio tra Lione e Mosul in difesa dei cristiani d'Oriente perseguitati.
Il 26 luglio 2016 è una data che pochi dimenticheranno: il giorno in cui due ragazzi francesi hanno sgozzato padre Jacques Hamel nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray. «La laicità è usata come foglia di fico per non affrontare i veri problemi dell'Islam che, come ha detto già Fillon, è l'unica religione in conflitto con la République» commenta Eugénie Bastié, 25 anni, giornalista a Limites, uno dei nuovi media dei cattolici "neocon". Eppure la giovane intellettuale laureata a Sciences Po non voterà il candidato della destra. «Mi disturba il suo liberalismo economico» puntualizza, citando una lotta "metapolitica", "gramsciana", per un'egemonia culturale sul lungo periodo. La rivista Limites si occupa di "ecologia integrale" termine utilizzato nell'ultima enciclica da Papa Francesco che predica anche il dialogo con l'Islam. Bastié scuote la testa. «Forse da argentino non capisce la nostra insicurezza identitaria».
Il Pontefice è entrato, suo malgrado, nella campagna elettorale. "Le Pape qui fait scandale" ha titolato il settimanale conservatore Valeurs Actuelles , anticipando il saggio "Église et immigration, le grand malaise". L'autore Laurent Dandrieu accusa il Papa di posizioni troppo morbide sull'immigrazione e di partecipare al «suicidio della civilizzazione occidentale». Un altro intellettuale della destra, Erwan Le Morhedec, denuncia invece la strumentalizzazione della fede da parte di gruppi identitari e anti-Islam nel pamphlet "Identitaire, le mauvais génie du christianisme". Il dibattito francese, ripreso sull'Osservatore romano, dimostra quante anime si annidano nel nuovo "fervore" intellettuale e politico. «Non esiste un elettorato cattolico monolitico» osserva Guillaume Goubert, direttore del giornale La Croix che ha appena pubblicato una ricerca sul tema. Se i praticanti (5 per cento degli elettori) votano in maggioranza a destra, le preferenze politiche sono diverse e sfumate per i francesi che si riconoscono nella cultura cattolica, condividendone valori e istituzioni, quasi 20 milioni di persone. Il Front National riesce a sedurre la parte più reazionaria e xenofoba: secondo l'istituto Ifop il 25per cento è pronto a votare per l'estrema destra. Marion Maréchal Le Pen, paladina dell'identità cattolica, è stata invitata qualche mese fa a Tolone in una riunione di vescovi. «Ma il Front National è diviso al suo interno» avverte Goubert, ricordando l'entourage "laico e pagano" di Marine Le Pen e il suo programma nel quale promette di vietare tutti i simboli religiosi nei luoghi pubblici.
Da oltre trent'anni la rivista Golias è la voce del cattolicesimo progressista d'Oltralpe. Nella redazione di Villeurbanne, periferia di Lione, il fondatore Christian Terras, 65 anni, non è sorpreso dal risveglio della ultradestra cattolica. «Succede quando la gauche arriva al potere» spiega, aggiungendo però tra le cause una «forma di revanscismo rispetto al declino del cattolicesimo». La secolarizzazione della Francia è visibile intorno a Lione, come in altre zone rurali del paese: le chiese rimangono chiuse o trasformate in centri commerciali. «Intanto però - osserva Terras - si costruiscono nuove moschee, il ramadan s'impone nelle abitudini, i commerci halal si moltiplicano nelle strade del centro. L'espansione dell'Islam ha cominciato a provocare inquietudini ben prima degli attentati».
Dopo l'assassinio di padre Jacques Hamel, i vescovi francesi hanno chiesto di aprire le chiese ai musulmani. La risposta al terrore è stato un inaspettato slancio al dialogo. «A Lione abbiamo organizzato una marcia della fratellanza» ricorda Miriam Ardouin. Insegnante di inglese, 28 anni, fa parte di Alters Cathos, cattolici alternativi, associazione che organizza conferenze, dibattiti e ha inaugurato un bar cooperativo, Café Simone, in onore della filosofa Simone Weil.
«Alcuni musulmani sono venuti agli atelier di ecologia» racconta Ardouin. La domenica il Café Simone ospita corsi di francese per migranti. Alters Cathos vuole essere un centro di riflessione. «Siamo lontani da "Sens commun ", non ci consideriamo un gruppo politico» precisa la Ardouin. Non ha ancora deciso se schierarsi per un candidato. «Nessuno rappresenta del tutto i miei valori». Forse non voterà.
Anais Ginori

(la Repubblica 18 febbraio)