martedì 21 marzo 2017

“Meglio abbassare il volume. Quando il danno è fatto non si torna più indietro”

«I giovani ascoltano musica a volumi scellerati e quando arrivano nel mio studio perché l'udito si è ridotto o sentono fastidiosi ronzii il danno oramai è fatto». Il professor Guido Conti, responsabile dell'Unità di audiologia del Policlinico Gemelli di Roma, ancor più in questi casi consiglia di abbassare il volume, «perché i danni all'udito si accumulano nel tempo. Con conseguenze che spesso patiti di mp3 e discoteca quasi sempre ignorano».
Nel suo studio arrivano più ragazzi di una volta?
«Visito più i bambini perché fortunatamente oggi siamo in grado di fare diagnosi più precoci rispetto a ieri. Ma purtroppo sono sempre di più anche giovani e adolescenti. Ascoltano musica a livelli di volume sconsiderati e arrivano qui quando il disturbo è oramai palese e irreversibile. Né i giovani né chi gestisce i locali dove vanno a ballare o ad ascoltare concerti fa nulla per prevenire i danni all'udito».
Che tipo di disturbi accusano?
«Prima di tutto ipoacusia. Ossia iniziano a sentire meno. E quando il disturbo permane per oltre 24 ore il danno è irreversibile. I ragazzi non sanno che la perdita di udito provocata oggi andrà a sommarsi a quelle che si genereranno in futuro. Non dico che causa la discoteca si finisce per dover mettere l'apparecchio acustico. A quello si arriva in casi estremi. Ma a furia di bombardarsi con troppi decibel se lo avremmo dovuto mettere a 80 anni magari saremo costretti a farne uso a 60. Altro disturbo frequente sono gli acufeni, quella sensazione fastidiosa di ronzii o suoni fantasma, che sente solo chi ha subito un danno».
Cosa rischiano i ragazzi sovvraesposti ai suoni?
«Gli acufeni hanno effetti anche devastanti sull'umore. C'è chi è arrivato al suicidio. La perdita di udito ha invece effetti negativi sul ritmo sonno-veglia, provoca disattenzione con conseguenze sulle performance scolastiche ».
Cosa consiglia ai giovani che arrivano da lei?
«Quando il danno c'è non si torna indietro ma bisogna evitare di sommarne di nuovi in futuro. La musica in cuffia o nei locali non dovrebbe mai essere ascoltata sopra gli 80- 85 decibel di prossimità sonora. Ma siccome i ragazzi non hanno gli strumenti per misurarli basta ricordare due regole semplici: abbassare il volume al primo fastidio e comunque mantenerlo a un livello appena superiore al normale tono di una conversazione. E in discoteca o ai concerti tenersi a distanza di sicurezza dalle casse. Per divertirsi non c'è bisogno di sentir vibrare la pancia per i troppi decibel». [PAO.RUS.]

(La Stampa 9 marzo)