mercoledì 22 marzo 2017

Operati alla laringe, alle Molinette un Centro per imparare a parlare

Sono migliaia in Piemonte, decine di migliaia in Italia. Sono gli operati alle corde vocali e alla laringe che in questo modo riescono a battere il tumore ma che si ritrovano muti. «Quando sono tornato dall'ospedale ricordo lo sgomento provato quando, sentito suonare il campanello di casa, mi sono reso conto, apparecchio del citofono in mano, che non potevo compiere un gesto così banale come rispondere» dice con un sorriso triste Gaetano Porcino, 59 anni, dirigente del ministero dell'Interno in Prefettura, operato 2 anni e mezzo fa alla gola e che oggi...parla.
Racconta la sua avventura nell'ufficio che è tornato a occupare in piazza Castello e l'intervento chirurgico a Novara nel reparto del professor Pia. Un'avventura che molti altri come lui, hanno affrontato e risolto come hanno potuto. Gaetano Porcino sembra essere andato oltre.
Fra pochi giorni lui e i nuovi amici che si è fatto in questi due anni e mezzo e raccolti nell'associazione «Animus» apriranno un punto di ascolto, di ricerca, di consulenza («Tutto gratuito, tutto basato sul volontariato» s'infervora il dirigente) per i tanti laringectomizzati che invece di combattere si sono rinchiusi in se stessi, scegliendo il silenzio per evitare l'imbarazzo che accompagna l'utilizzo di tutti i sistemi, meccanici e naturali, utilizzati per far comunicare chi ha perso le corde vocali. Chi si trova in queste condizioni si addestra a parlare con voce erigmofonica, vale a dire con l'ingestione di aria e la successiva emissione controllata della stessa dall'esofago. «E' un po' il principio della cornamusa» scherza Porcino: «Oppure, se crede, dell'eruttazione...». Uno dei momenti più difficili per il larigectomizzato è parlare davanti ad altre persone. Per agevolare la creazione di suoni e quindi delle parole esistono due strumenti meccanici. Il primo è una protesi fonatoria applicata al collo che, come uno strumento musicale, vibra al passaggio dell'aria. «Il problema - dice Porcino - è che è di plastica e applicato chirurgicamente, è soggetta a infezioni, occorre una manutenzione accurata». L'altro strumento è un laringofono, sorta di microfono che capta le vibrazioni, mettendolo a contatto del collo: «E' imbarazzante - dice Porcino - la voce che ne esce è metallica. Pochi lo usano». Restano i metodi per migliorare la voce erigmofonica. C'è quello «olandese», quello inventato dalla Signora Pferri di Merate, che riproduce il suono dei piccioni. «Li ho studiati tutti - dice Porcino e credo di essere andato oltre. Quelli come me quando m'incontrano la prima volta e mi sentono parlare s'illuminano». Nel Centro di riabilitazione fonatoria che sarà  ospitato alle Molinette, in un locale sopra il reparto di Otorino del professor Mario Albera, tutte le esperienze maturate da chi ha dovuto affrontare la perdita delle corde vocali saranno accolte e diffuse. «Metterò a disposizione anche tutti gli strumenti che ho scovato in giro per il mondo come, ad esempio, un piccolo impianto cinese che, in casa, permette di amplificare i suoi. Funziona, sa. Qui non si trova» sorride Porcino che ha fretta di lasciare il cronista: «Ho una riunione di lavoro con il prefetto...».
Beppe Minello

(la Repubblica 15 marzo)