martedì 25 aprile 2017

Firme false a Palermo “Processate 14 grillini”

PALERMO. In una notte furono ricopiate centinaia di firme, un grande pasticcio per provare a rimediare a un banale errore su una data di nascita. Firme false per riuscire a presentare in tempo la lista del Movimento Cinque Stelle per le Comunali 2012. La procura diretta da Francesco Lo Voi chiede il processo per lo stato maggiore dei grillini in Sicilia guidato dal deputato nazionale Riccardo Nuti: la richiesta di rinvio a giudizio riguarda 14 persone. Oltre a Nuti, ex capogruppo alla Camera, rischiano un processo le deputate nazionali Giulia Di Vita e Claudia Mannino. Poi anche la deputata regionale Claudia La Rocca, che sin dall'inizio dell'inchiesta ha accettato di collaborare con la procura svelando tutti i retroscena di quella notte del 3 aprile 2012 in uno dei meet-up più attivi a Palermo. C'è anche un secondo "pentito" nell'inchiesta, il deputato regionale Giorgio Ciaccio, pure lui nella lista di quelli che rischiano il processo.
Ufficialmente risultano tutti sospesi dal movimento, in realtà sono tutti rimasti nei gruppi parlamentari, sia a Roma che a Palermo, e fanno attività politica come sempre. A partire da Nuti, che attacca: «Ci è chiaro il tentativo di levarci politicamente di mezzo per avere campo libero, attraverso una montatura ben organizzata». Il riferimento è allo scontro in atto dentro il Movimento 5 stelle di Palermo. La parte che è rimasta legata all'area dei deputati nazionali e che si riconosce soprattutto nel meet-up il Grillo di Palermo non sta facendo campagna elettorale per il candidato sindaco Ugo Forello. Che prova comunque a gettare acqua sul fuoco delle polemiche. «Non ci saranno problemi - dice - il Movimento 5 Stelle è stata l'unica forza politica che già con la sola notizia delle indagini ha preso una posizione netta, sospendendo tutti gli interessati». Lo ribadisce il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: «Il movimento arriva prima dei rinvii a giudizio». Ma il capogruppo dei dem alla Camera, Ettore Rosato, non ci sta: «Guardate sul sito della Camera, risultano tutti ancora del M5s, intervengono per conto del gruppo, una di  loro continua a sedere nell'ufficio di presidenza della Camera come rappresentante del movimento, dopo essersi rifiutata di rispondere ai magistrati». Il riferimento è a Claudia Mannino, che durante le indagini si è avvalsa della facoltà di non rispondere. La stessa scelta fatta da tutti gli altri indagati, che inizialmente hanno anche rifiutato di sottoporsi al saggio grafico. Poi, dopo le polemiche della base sui social network, la mancia indietro. E la richiesta di farsi ascoltare dalla pm Claudia Ferrari e dall'aggiunto Dino Petralia. Gli indagati negano, ma una perizia grafologica conferma le accuse dei "pentiti", che hanno fatto i nomi di chi ha predisposto le firme false (certificate da un cancelliere, pure lui indagato). Nuti ha provato a fornire un alibi, mostrando una foto: «Ero a un corteo per l'autismo». Ma le accuse sono rimaste, di quelle firme false fu lui a beneficiarne.
Antonio Fraschilla, Salvo Palazzolo

(la Repubblica 14 aprile)