martedì 11 aprile 2017

In Ecuador vince l’erede di Correa. Assange esulta, può restare a Londra

QUITO. Il primo a esultare per la vittoria del socialista Lenin Moreno alle elezioni presidenziali in Ecuador è stato Julian Assange. Sul capo del fondatore di Wikileaks, rifugiato dal 2012 nella sede della rappresentanza diplomatica di Quito a Londra, pendeva da settimane la minaccia di Guillermo Lasso, ex banchiere e candidato conservatore alla guida del paese sudamericano dopo i tre mandati di Rafael Correa: "Nei primi trenta giorni di governo diremo cordialmente al signor Assange che si ritiri dall'ambasciata".
Ma Lasso non sarà presidente: è stato sconfitto per stretto margine (ha ottenuto il 48,84 per cento dei suffragi, risultato subito contestato con l'accusa di brogli). E allora Assange replica con ironia su Twitter: "Invito cordialmente il signor Lasso a ritirarsi dall'Ecuador entro 30 giorni (con o senza i suoi milioni offshore)".
Lenin Moreno, erede designate di Correa - che si è dovuto ritirare perché la Costituzione non autorizza più di tre mandati - ha subito dichiarato: "Sarò il presidente di tutti. Ma soprattutto dei poveri della patria".

(la Repubblica 4 aprile)