domenica 30 aprile 2017

L'infermiera che fingeva di vaccinare i bambini

Treviso. In una stanza dell'ambulatorio della Madonnina di Treviso i neonati chiamati a fare il vaccino non piangevano mai. C'era un'assistente sanitaria che li spogliava e avvicinava la siringa alla gamba con estrema dolcezza. Niente strilli, niente facce paonazze. Nessun malessere nelle ore successive, nemmeno una linea di febbre il giorno dopo. Il motivo per cui nessun bambino si lamentava di quelle punture l'hanno scoperto qualche mese dopo i responsabili dell'Usl trevigiana e i carabinieri del Nas. Quell'assistente sanitaria non inoculava alcun vaccino. Gettava le fiale, fingeva le punture e poi compilava impunita il libretto sanitario.
Così facendo ha creato una falla nel sistema che coinvolge oltre 500 bambini e che ora mette in serio imbarazzo la sanità veneta. «Un fatto increscioso, un danno enorme» commenta la ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Mentre il governatore del Veneto Luca Zaia invoca «tolleranza zero». C'è il sospetto che la donna al centro dello scandalo sia una seguace delle teorie "no vax".
Quarant'anni circa, proveniente dal Friuli con una procedura di mobilità, all'inizio passava pure per brava. Era entrata in servizio al dipartimento di prevenzione di Treviso a gennaio del 2016. Servizio vaccini. Quelli per neonati: il quadrivalente (morbillo, parotite, rosolia e varicella), il siero contro il meningococco e quelli per prevenire difterite, tetano e pertosse. Passava per brava perché riusciva a tenerli tutti buoni. Quando l'ago penetra la gamba di un neonato la reazione giunge dopo pochi secondi. Le grida sono disperate e solo l'abbraccio di mamma e papà riportano la calma. All'ambulatorio la Madonnina non accadeva nulla di tutto ciò. Due colleghe, a un certo punto, si sono insospettite. Anche perché avevano notato che spesso nei bidoni della spazzatura c'erano tracce del liquido delle fiale. La circostanza è stata subito raccontata a un dirigente e il caso è arrivato alla direzione sanitaria. «Abbiamo denunciato tutto ai carabinieri del Nas di Treviso» rivela il direttore generale Francesco Benazzi che però in un primo momento si era dovuto rassegnare alla richiesta di archiviazione da parte della Procura trevigiana per «assenza di ulteriori elementi a carico». Invece gli accertamenti svolti in ambito medico confermano che da gennaio a giugno 2016 l'assistente sanitaria ha messo in atto il suo folle piano. «Abbiamo richiamato 25 bambini vaccinati da lei, sono stati tutti sottoposti alle analisi del sangue e così si è scoperto che non c'erano anticorpi». I risultati sono giunti lo scorso lunedì 10 aprile e l'azienda sanitaria ha deciso di uscire allo scoperto. Il dipartimento di prevenzione sta invitando le famiglie a ripetere il richiamo nei giorni 24 e 28 aprile ma anche 2 e 6 maggio.
La donna, convocata già dopo i primi sospetti, non ha fornito alcuna spiegazione. «Abbiamo comunque avviato un procedimento interno per scoprire le motivazioni che si nascondono dietro questo gesto. Chiaramente è stata trasferita a un altro ufficio». All'orizzonte c'è il rischio concreto del licenziamento, mentre l'indagine penale ha ripreso corpo alla luce dei risultati di laboratorio. Si scava nel suo passato professionale per capire se l'ha fatto ancora.
Enrico Ferro

(la Repubblica 20 aprile)