mercoledì 12 aprile 2017

Nella Roma di Raggi si sfratta la partecipazione

Qual è il senso della partecipazione, del prendere in mano le scelte sulla vita pubblica, del far partire dal basso iniziative e lavoro, se a Roma gli spazi autogestiti che da anni hanno reso attiva e concreta la partecipazione, hanno creato cultura, arte, musica, teatro, assistenza e innovazione, vengono chiusi uno dopo l'altro con delle motivazioni burocratiche eseguite senza che la politica, la giunta Raggi, stia facendo nulla per bloccare una situazione deprimente e paradossale? Il dialogo, il confronto fisico e il lavoro di gruppo vengono soppressi, resta l'anonima e immateriale comunicazione sul web, la condivisione vissuta spesso in solitudine. Eppure il Movimento 5Stelle ha nella partecipazione dei "cittadini" la spinta primaria, quie Meetup ormai dismessi, quindi è un controsenso cancellare esperienze radicate, agire per sottrazione e non per moltiplicazione, aggiungendo spazi e attività che coinvolgano centinaia di persone. Una strana filosofia in nome della legalità o dell'assegnazione per bando, una sorta di spoils system della collettività, solo perché nata nella galassia della sinistra da trent'anni e quindi estranea al MSS. La capitale si sta desertiticando nel tessuto culturale e imbarbarendo su quello sociale, lasciando terreno a chi è comunque più forte, gli speculatori e le mafie che hanno sempre messo le mani su questa città.
In sequenza nel giro di un anno sono stati sgomberati e chiusi centri culturali storici, senza alternative. Il Centro Anti-violenza per le donne «Marie Anne Erize» di Tor Bella Monaca è minacciato da una delibera votata il 16 marzo scorso, senza preavviso, dal gruppo MSS del VI Municipio per rientrare in possesso dei locali, adducendo irregolarità che non esistono, come il contratto scaduto e la messa in mora. «Tutto falso», secondo Stefania Catallo, fondatrice del Centro di Torbella, «il contratto scade il 23luglio ed è rinnovato di sei mesi in sei mesi, il canone viene pagato regolarmente» secondo le agevolazioni che la delibera 26 della Giunta Rutelli diede alle associazioni. Il "Marie Anne Erize", che ha ricevuto due premi dalla Fondazione Up francese (governativa) e la responsabile è ambasciatrice del Telefono rosa, e attivo dal 2011 e oltre 2700 donne si sono rivolte per un primo colloquio, circa il 30- 40% ha completato il percorso di liberazione dalla violenza maschile. Venerdì la presidente della Camera, Laura Boldrini, è andata a "Torbella", ha ascoltato commossa il racconto di Stefania Catallo sulla violenza subita e le ha assicurato di volersi «occupare personalmente» della vicenda perché, ha aggiunto, «sono state fatte leggi per le donne in Parlamento, ma i centri antiviolenza devono essere messi in condizione di funzionare». Poco dopo, però, l'assessora municipale alle Politiche sociali, Francesca Filipponi, MSS, ha rivendicato la delibera di sfratto perché «non sappiamo che tipo di attività viene svolta lì dentro». «Basta venire a vedere cosa facciamo, nessun M5s e mai stato qui», ha replicato Catallo.
L'elenco è lungo, a febbraio è stato chiuso dalla politica il Circolo Gianni Bosio, associazione di ricerca sulla cultura orale e la musica popolare attiva dagli anni 70. All'asilo Celio Azzurro sono tornati i vigili giorni fa con l'avviso di sfratto, mettendo nel panico mamme, maestre e bambini che saranno sbattuti chissà dove mentre vivono felicemente l'esperienza multiculturale nel verde del Palatino (a due passi dagli Studi Mediaset, che speriamo non sia interessata all'area). Sotto minaccia anche la storica Scuola popolare dl Testaccio, che ha "allevato" centinaia di musicisti con maestri come Giovanna Marini. Persino l'associazione "Viva la Vita" che aiuta i malati di Sla rischia e il presidente, Mauro Picozzi, è indagato penalmente per occupazione abusiva; il mercato della Coldiretti al Circo Massimo, con prodotti a kilometro zero e frequentatissimo nei weekend da famiglie con bambini, è stato chiuso perché l'M5s non accetta l'assegnazione diretta. È stato indetto un bando ma perché non rinnovare quella concessione e aprire altri mercati? All'Arco di Giano sta intervenendo la Fondazione Fendi, non è chiaro se coinvolgerà anche l'ex Mercato del pesce.
Il teatro dell'Orologio è stato sigillato a scena aperta per un problema annoso, il Valle langue nella polvere dopo lo sgombero di un'occupazione che aveva tenuta "accesa" la ribalta, facendo rinascere l'humus del teatro off  romano. Così i tanti centri sociali, il Corto Circuito, il Brancaleone: solo la sentenza del Tribunale del Riesame che da ragione a quest'ultimo apre uno spiraglio. Come sempre più spesso accade invece della politica a stabilire i diritti sono i tribunali.
E così via, con la scusa della famigerata delibera 140 della Giunta Marino per il recupero del patrimonio (ma che salvaguardava le attività con interesse pubblico), nel calderone dell'azione, anche giusta, contro Affittopoli, sono finite le Ong e le associazioni romane. Il commissario Tronca ha portato avanti burocraticamente gli sgomberi, finché il preferito Gabrielli non li ha fermati, e ora, con la Giunta di Virginia Raggi, sigilli e sfratti sono ripresi a cascata. Esiste una "black list" di70 luoghi da chiudere, dalla Filarmonica al Grande Cocomero, alle comunità di Sant'Egidio. E la Corte dei Conti (che persegue anche ex dirigenti comunali), esige da centinaia di associazioni e Ong cifre assurde, la differenza per anni tra il canone di mercato (che per quelle attività non esiste) e quello pagatoal20% secondo la delibera di Rutelli e Veltroni.
Il 28 marzo scorso le associazioni hanno manifestato in Campidoglio con musica e tamburi, ma un nuovo Regolamento per le assegnazioni non si vede ancora e intanto arriva la polizia, caccia tutti e mette i sigilli. Alla partecipazione. E a Roma resta il deserto, con le istituzioni culturali che languono in una produzione spesso ripetitiva e asfittica. Pero ci sono ci sono il blog di Grillo e Rousseau.
Natalia Lombardo

(L'Unità 2 aprile)