“Io
credo che la condizione nuova in cui siamo trovi luce in una
prospettiva morale che fu perfettamente espressa nel 1955
dall'appello promulgato a cura di Bertrand Russel con la firma di
grandi scienziati del tempo, tra cui il tante volte citato Albert
Einsten.
In questo appello c'è una conclusione illuminante: “Noi
rivolgiamo una appello da esseri umani a esseri umani. Ricordate la
vostra umanità e dimenticate il resto.
Se sarete capaci di farlo vi è aperta la via di un nuovo paradiso,
altrimenti è davanti a voi il rischio della morte universale”.
Queste parole: “ Ricordate la vostra umanità e dimenticate il
resto” sono di grande importanza. Che cosa è il resto? Il resto
che sta accanto o sopra la nostra comune umanità?
Il resto è che
noi siamo bianchi o neri, che siamo dell'Est o dell'Ovest, del Nord o
del Sud: questo è il resto. E' un sovrappiù, è una specificazione
che non modifica affatto la nostra comune umanità, perché il
rischio estremo a cui siamo arrivati ci costringe a mettere in primo
piano una nostra qualità che un tempo rimaneva sottintesa,
irrilevante: il nostro essere membri della specie umana.
Il nuovo
umanesimo che dovrebbe nascere dalle condizioni che abbiamo esaminato
non è l'umanesimo basato sulla cultura, sullo sviluppo delle
lettere, sulla diffusione di una visione filosofica, no; è un
umanesimo molto semplice e primordiale, che io amo esprimere in un
ideale di comunione creaturale. Dobbiamo cioè stringerci gli uni
agli altri, tutti noi creature, in un senso di nuova responsabilità
che trova il suo punto di riferimento nella custodia della nostra
sopravvivenza.
L'uomo ritrova le sue misure umane scendendo in basso,
prendendosi a cuore le condizioni elementari della sua esistenza
biologica. Mi pare di trovare qui una specie di applicazione di un
concetto evangelico: solo se scendiamo in basso salviamo i valori che
sono in alto; solo se scendiamo in baso, cioè, a questa premura per
la solidarietà biologica tra le creature, salveremo la cultura,
l'arte e tutto il resto. Se noi ci dimenticheremo di questo
ricordandoci troppo del “resto”, andremo verso la morte
universale”.
Ernesto
Balducci (da Qualevita 171)