sabato 1 aprile 2017

Roma parla, Parigi fa

Sempre la stessa storia: Dum Romae consulitur... E mentre a Roma si continua a discutere, tra il 12 e il 17 marzo nelle strade dell'Urbe passeggiava un gruppo di francesi venuti per interloquire con gli organismi della Curia su argomenti molto, molto concreti. Per la precisione: 45 preti e 45 tra imprenditori e imprenditrici rappresentanti di un corso biennale, Chemins d'humanité, Percorsi d'umanità, che la Chiesa francese destina a giovani preti che hanno necessita di interagire correttamente con le realtà sociali ed economiche nelle quali svolgono il loro ministero. L'iniziativa festeggia il 20° anno di vita e ha già "diplomato" oltre 300 preti. Posta sotto la supervisione della "commissione sociale" della Conferenza episcopale di Francia, Chemins d'humanité è stato fondato ed e tuttora organizzato dalla famiglia Mulliez (Auchan, Leroy-Merlin, Decathlon..), finanziato da imprese private e già pronto ad estendersi in altre realtà sociali di lingua inglese, Usa compresi. A leggere una corrispondenza di Claire Lesegretain per il quotidiano La Croix, le teorie bergogliane sulla "Chiesa in uscita" e sull'utilizzo sociale del beni ecclesiastici, non sono ne frutto di improvvisazioni utopiche, né di visioni economiche campate in aria. E cosi si apprende che, dopo diciotto mesi di corso, un parroco rurale (responsabile di una parrocchia che comprende 52 paesini e frazioni), quando nel 2009 si ritrova a farsi carico anche di un'abbazia cistercense lasciata dai monaci si rimbocca le maniche e, insieme ai laici, la trasforma in un centro di recupero per l senzatetto, un centro conferenze per imprese e un negozio di prodotti abbaziali. ln un'altra località poi, trasforma una canonica in rifugio per altre fragilità. Il risultato? Una quarantina dl posti di lavoro a vantaggio dei suoi parrocchiani. Ma nemmeno la declericalizzazione della pastorale, così cara a papa Francesco, sembra avere bisogno delle estenuanti elucubrazioni romane.
Il titolare di un'altra parrocchia estesa su 29 comuni ammette che, grazie alla scoperta dei "diagrammi d'affinità" cari agli esperti di management, riesce a coinvolgere i laici anche nella gestione della vita liturgica «ponendo domande adeguate, valorizzando le competenze, mettendo le persone al posto giusto nella comunità». Morale della storia? Dopo quattro anni, da quando cioè papa Francesco il 23 maggio del 2013 lo chiese espressamente ai vescovi italiani, nessun piano concreto per il riutilizzo sociale dei beni ecclesiastici dismessi è ancora emerso dagli uffici competenti. Per aver qualche idea, bastava una telefonata in Francia.
Filippo Di Giacomo

(Il Venerdì 24 marzo)