sabato 22 aprile 2017

SCHELETRI NELL'ARMADIO?


Può non risultare così sorprendente che il card. Muller non abbia tutta questa fretta di dare il suo assenso alla creazione del tribunale speciale per i vescovi negligenti in materia di gestione degli abusi.
Che abbia lui stesso qualcosa da rimproverarsi in questo senso non sembra un'ipotesi surreale.
In un'intervista a Die Zeit dell'anno scorso infatti, Fritz Wallner, ex presidente del Consiglio diocesano dei laici della diocesi di Regensburg, in Baviera, dove Müller è stato vescovo per un decennio, ha raccontato come quest'ultimo, insieme al suo vicario generale, mons. Michael Fuchs, avesse introdotto ciò che ha definito il "sistema Regensburg", un modo per evitare l'emergere dei numerosi casi di abusi sessuali, soprattutto quelli avvenuti all'interno del prestigioso e antichissimo Regensburg Domspatzen, il coro di voci bianche della cattedrale.
Di questo coro era stato peraltro direttore il fratello di Benedetto XVI, Georg Ratzinger che, interrogato, ha sempre detto di essere totalmente all'oscuro di quanto accaduto: cosa che, per Wallner, è semplicemente impossibile.
I casi hanno cominciato a emergere capillarmente, poi, nel 2015, guardando la tv bavarese ha trasmesso un agghiacciante documentario intitolato "Peccati contro i ragazzi del coro". Secondo Wallner, quello è stato il momento in cui si è deciso di attivarsi e si è dato l'incarico ad un avvocato indipendente di fare ulteriori indagini. In otto mesi, l'avvocato, Ulrich Weber, scoprì 231 casi di abusi, e molti altri sono ancora sepolti.
Ed è convinto, anche lui, che Georg Ratzinger dovesse esserne a conoscenza.
Facendo però un passo indietro, nel 2005, racconta Wallner, Müller, criticato dai confratelli vescovi ma supportato dalla Congregazione vaticana per il Clero, smantellò improvvisamente il Consiglio diocesano dei laici. Lui, Wallner, ne faceva parte da 22 anni. "Müller voleva mantenere un saldo controllo e ciò si rivelò fatale per le investigazioni interne sugli abusi", afferma l'uomo. Due anni dopo, si scoprì che un prete di una parrocchia, risultato responsabile di abusi sui minori, era già stato arrestato per lo stesso reato in 22 casi, e che la diocesi era stata zitta.

Müller si difese accampando una diagnosi di presunta "guarigione" dello psichiatra che aveva in cura il prete, ma sta di fatto che assegnandogli un ruolo pastorale a contatto con bambini aveva violato le linee guida della Conferenza episcopale, che diffidavano dall'attribuire a preti pedofili altri compiti in parrocchia. Non solo: nel 2012 declinò qualsiasi responsabilità della Chiesa o del vescovo, affermando che "se un insegnante abusa di un bambino, la colpa non è della scuola o del ministero dell'Educazione".
Ludovica Eugenio, Adista 25 marzo