lunedì 10 aprile 2017

SOLTANTO OGGI TROVANO PACE I DESAPARECIDOS DEL PARAGUAY

Era il 30 novembre del 1975 quando l'allora segretario del partito comunista paraguaiano Miguel Angel Soler, mentre partecipava a una riunione clandestina, fu catturato dalla polizia segreta di Alfredo Stroessner. Portato in un appartamento di Asunción, fu torturato selvaggiamente e poi squartato vivo con una motosega. Per molto tempo la moglie di Soler ha cercato il corpo del marito, una battaglia coraggiosa che le è costata, oltre all'esilio, anni di frustrazioni e fatica. Ed è un peccato che sia morta prima di vederne i frutti. Perché quei resti sono stati trovati in una fossa comune della capitale nel 2009, identificati nell'agosto scorso e consegnati ai familiari qualche settimana fa insieme a quelli di altri tre desaparecidos i primi a essere accertati a quasi trent'anni dalla fine della dittatura.
Una di loro era l'italiana Rafaela Filipazzi, nome di battaglia Giuliana, bresciana naturalizzata argentina, che fu arrestata nel giugno del 1977 in un albergo di Montevideo nell'ambito del Plan Condor -il piano di mutua collaborazione tra le dittature di Cile, Brasile, Paraguay, Bolivia e Uruguay per la eliminazione dei dissidenti - e poi portata in un commissariato di Asunción dove venne torturata e uccisa. «Da 40 anni cerchiamo i nostri familiari per dare loro cristiana sepoltura e solo adesso cominciamo a provare un po' di pace» ha dichiarato la figlia Beatriz, che aveva dodici anni quando Giuliana sparì e ha dedicato gran parte della vita a cercarne il corpo. Il merito dei ritrovamenti va soprattutto alla Dirección de Memoria  Histórica y Reparación del Ministerio de Justicia, che si dedica alla ricerca dei corpi e all'identificazione. Ma lo fa con fatica, vista l'esiguità dei finanziamenti, anche se il recente contributo di 70 mila dollari è un promettente primo passo. Secondo il direttore Rogelio Goiburú, le persone fatte sparire dal regime paraguaiano (il più lungo della storia sudamericana recente, durato dal 1954 al 1989) sono più di 500, mentre il numero dei dissidenti sottoposti a torture supera i 19 mila e gli esiliati sono intorno ai 20 mila. Trovare i resti delle vittime nelle fosse clandestine e risalire alle persone a cui appartenevano è complicato, se non ci sono fondi. Il fatto è che alla maggior parte dei governi post-dittatura, quasi tutti del Partido Colorado a cui era legato Stroessner, non è mai interessato appurare le responsabilità e hanno coperto per anni gli autori degli eccidi, pochissimi dei quali sono stati condannati. Tra questi c'è l'ex Capo dell'intelligence Pastor Coronel, famoso per la brutalità e tra i carnefici di Soler, morto in prigione dove stava scontando una condanna a 25 anni per omicidio e violazioni dei diritti umani. Tra gli scomparsi c'è anche il padre di Goiburú, dirigente della dissidenza di cui si sono perse le tracce nel '77. Benché i suoi resti non siano stati trovati, il figlio assicura di avere indizi e informazioni, pero servono soldi e tempo.
Dei condannati del regime nessuno si è pentito. Uno di loro ha ribadito che se tornasse indietro farebbe le stesse cose. Si tratta del torturatore Lucilo Benítez, noto come Kururu Pire. Un personaggio oscuro e mediocre a cui la dittatura ha regalato un posto al sole, come a molti.
Gabriella Saba

(Il Venerdì, 24 marzo 2017)