giovedì 25 maggio 2017

A PARMA CON DON LUCIANO SCACCAGLIA

Dopo la sua morte, avvenuta meno di due anni fa, riemergono in me alcuni ricordi della nostra amicizia e collaborazione. Egli venne a Torino a festeggiare 14 anni fa il nostro corso biblico che compiva 25 anni insieme a Tonino Cau.
Quando 9 anni fa mi invitò  a celebrare la messa domenicale nella sua parrocchia di Santa Cristina a Parma, temevo per lui perché mi aveva citato abbondantemente nel suo commento al Vangelo di Marco e aveva voluto e pubblicato una mia lunga recensione su un giornale molto noto a Parma.
Andai con gioia a presiedere la celebrazione in una comunità che sentivo viva e itinerante.
Finita la celebrazione mi trattenni in un intenso dialogo con alcuni partecipanti. Don Luciano insisteva perché io visitassi la sacrestia. Ero stupito di questa insistenza. Entrato vidi, più accantonate che allineate, quasi ammucchiate, parecchie statue di madonne, santi, ritratti, reliquie e don Luciano sorridente: "Vedi, ho scelto la via della gradualità. Per non far morire d'infarto i devoti.....faccio sparire una statua alla volta e così ne ho fatto un mucchio in sacrestia. In questo modo sfoltisco il panorama ed educo a guardare a Gesù e soprattutto a Dio. Se il vescovo viene in parrocchia, trova tutto in sacrestia".
Don Luciano, con saggezza pastorale, accompagnò la sua comunità verso il centro e riportava in sacrestia la superstizione. In quell'occasione gli suggerii di portarle in cantina....
E il nuovo parroco? Riporterà in chiesa i "sacri gessi"?
Bisogna vigilare perché bastano due anni per rovesciare il cammino di una comunità.
don Franco Barbero