lunedì 22 maggio 2017

Al cimitero Parco
Campo islamico, la protesta dei familiari "Le nostre tombe lasciate nell'incuria"


Incuria, squallore. E ora anche atti vandalici. Sono le condizioni del campo islamico al Cimitero Parco, come chiunque può constatare e come denunciano i parenti di alcuni torinesi sepolti in quella porzione di terra che, una ventina di anni fa, aveva segnalato la nostra città per la civiltà delle sue scelte. Oggi, però, visitare quell'area, una tra le più vicine all'ingresso del cimitero, fa pensare a un terra dimenticata, abbandonata.
«Ogni settimana porto i fiori sulla tomba di mio marito - dice Antonia Biffaro -, una settimana fa mi sono resa conto che il campo dei morti musulmani è stato preso di mira e vilipeso. Da tutte le tombe sono spariti arredi, fiori e tutto ciò che poteva essere portato via». La signora si è rivolta all'ufficio dei servizi cimiteriali. «L'unica risposta che mi è stata data - prosegue - è che la vigilanza non può fermare nessuno, anche se escono persone in possesso di oggetti. Dicono che potrebbero essere parenti di un defunto e quindi non c'è nulla da fare».
Certamente, ci sono tombe che presentano evidenti segni di abbandono. Stesse condizioni per la maggior parte delle sepolture nell'area riservata ai bambini. Ma dalle tombe dove sono sepolte persone le cui famiglie si occupano delle sepolture, sono spariti vasi, fiori, candele, globi di vetro che riparano lumini, piccole lampade ad energia solare. «Il nostro timore è che questi segni possano lasciare spazio ad atti anche più gravi. Non si può incolpare nessuno, ma è chiaro che c'è stato un infierire, un voler spogliare queste tombe. E questa volta non credo si possa pensare ai rom: i vasi di rame sono rimasti al loro posto. È necessario vigilare perché abbiamo visto cosa è successo a Roma», dice Antonia Biffaro, che condivide le  preoccupazioni con un'altra signora che frequenta regolarmente il campo islamico del Cimitero Parco, Nadra Badr Al Alabbar, vedova dell'artista iracheno Ayad Al Alabbar.
«Per le tombe dei nostri cari abbiamo pagato 1500 euro, ma la corrente elettrica lì non è stata portata, è impossibile installare lumini elettrici. E non ci è permesso nemmeno piantare una rosa. Per sistemare una pianta bisogna pagare altri 500 euro e scegliere solo tra le tre specie indicate dall'amministrazione dei cimiteri. Tanta attenzione per queste cose, mentre l'area in cui sono sepolti i nostri defunti ha sentieri sconnessi, erbacce ovunque», aggiunge la signora.
In quel campo sono sepolti torinesi convertiti all'islam, anziani che sono stati tra i primi immigrati, molti uomini e donne giovani, con origini in Paesi islamici, morti qui per malattia o incidenti, neonati e bambini. «Nel mondo arabo c'è meno la tradizione di andare al cimitero e curare le tombe, ma questo non significa che il campo islamico debba essere così abbandonato e così poco vigilato», insistono le due donne.
Ieri, poi, un ulteriore interrogativo: le penne di un piccione ammazzato sparse un po' ovunque, e pezzi dell'animale su una delle tombe.
Maria Teresa Martinengo

(La Stampa 15 maggio)