giovedì 18 maggio 2017

Chiamparino: “Folle liquidare Tne. La sindaca faccia un passo indietro”

Il primo che vorrebbe evitare lo scioglimento di Tne è il presidente Sergio Chiamparino. La mossa della sindaca Chiara Appendino, la quale alla prossima assemblea dei soci arriverà con la proposta di messa in liquidazione della società immobiliare che nel 2005, nei giorni neri della Fiat, rilevò i capannoni dismessi di Mirafiori consentendo, con un'iniezione di 67 milioni di euro di soldi pubblici, di mantenere a Torino la produzione della Punto e migliaia di posti di lavoro, per il numero uno della Regione Piemonte può e dev'essere scongiurata. «Se la Città metropolitana - chiarisce Chiamparino che allora, da sindaco, fu tra i fautori dell'operazione "salva Mirafiori" - vuole rientrare finanziariamente della sua quota in tempi ragionevoli, l'unica strada percorribile è quella proposta dall'amministratore delegato Davide Canavesio, cioè una tempistica che tenga conto delle possibili realizzazioni patrimoniali da parte di Tne».
Secondo il presidente Chiamparino, insomma, l'ex Provincia dovrebbe fare un passo indietro e accettare la proposta di dilazionare il pagamento dei 6 milioni di euro che Tne deve restituire all'ente di corso Inghilterra, dopo il recesso esercitato nel 2014. In questo modo la società, detenuta a metà da Comune e Regione, e per il 2 per cento dalla Fca, avrebbe tutto il tempo di trovare quei soldi, senza dover chiedere ai soci un aumento di capitale che Palazzo civico, secondo quanto ha stabilito nero su bianco, non è nelle condizioni di poter fare. Tanto da arrivare a proporre, come extrema ratio, lo scioglimento e la messa in liquidazione di Tne.
«Una follia, una follia», l'ha definita l'assessore regionale alle Partecipate, Giuseppina De Santis, usando un vocabolario schietto, su cui ieri si è accodato anche Chiamparino: «Sottoscrivo parola per parola», ha affermato, indicando nella sottoscrizione di un accordo per la dilazione del pagamento dei 6 milioni all'ex Provincia, una via d'uscita. In caso contrario - ha chiarito il presidente della Regione - immagino che anche la Città metropolitana sappia che rientrerà dalla sua quota con i tempi di tutte le liquidazioni. Che com'è noto non sono certo brevi».
A Palazzo civico, dove la proposta di messa in liquidazione adottata dalla giunta adesso dovrà essere esaminata dal Consiglio comunale, per dare mandato alla prima cittadina (che è anche sindaca metropolitana) di portarla in assemblea il prossimo 29 maggio, le telefonate e gli incontri con gli altri soci non si sono mai interrotte. Ma fino a ieri, si dava per acquisito il benestare anche della Regione. Che comunque ha fatto sapere di non poter supplire, nell'aumento di capitale, alla quota dovuta dal Comune. L'ultima incognita sul futuro di Tne, al di là dei traballanti assetti societari, riapre la discussione sulle prospettive per cui era nata l'operazione che, nel breve termine, consentì il salvataggio di Mirafiori.
«Se per costruire una politica industriale sulla città furono usati i soldi dei contribuenti, adesso non è pensabile che gli enti locali battano in ritirata, scaricando per la seconda volta quell'onere», ragiona il deputato ed ex leader della Fiom, Giorgio Airaudo. «Quell'operazione voleva dire continuare a crede re a Mirafiori, su quelle aree avrebbe dovuto trovare posto la componentistica auto che oggi si fa a Grugliasco e a Venaria - continua Airaudo - Invece, dopo quella prima mossa coraggiosa, la politica ha perso il senso di quell'operazione. Forse, anziché accusare Tne di essere un carrozzone vuoto, sarebbe l'occasione giusta per rilanciare quell'idea originaria, chiedendo ad esempio a Marchionne un nuovo impegno su Mirafiori. Mi aspetto questo dalla sindaca Appendino, usando le aree di proprietà pubblica per promuovere una vera politica industriale».
Gabriele Guccione

(la Repubblica 10 maggio)