lunedì 15 maggio 2017

ELOGIO DELLA FOLLIA

DURI E PURI


La follia della non violenza ecumenica è quella dell'arca di Noè su cui navigano, con Jeoshua/Gesù, il Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Nelson Mandela, Charles de Foucauld, Khan Abdul Ghaffar Khan, Leyman Gbowee e tutti coloro che hanno guidato la specie homo sapiens sul sentiero del progresso evolutivo. Le gerarchie di ogni confessione hanno sempre tracciato confini e alzato muri (che per loro natura producono violenza) cercando, con i catechismi o con le scomuniche, di ostacolare l'affermarsi della nonviolenza come nucleo essenziale dei rispettivi annunci religiosi. In particolare sappiamo bene quanto le ufficialità delle chiese cristiane hanno cercato di impedire che Jeoshua/Gesù venisse percepito come uno dei grandi profeti del cammino dell'umanità verso un'organizzazione giusta e pacifica della convivenza collettiva.
Le grandi dispute cristologiche del terzo e quarto secolo hanno imposto la "Divinità" di Cristo minimizzando la sua "Umanità" e, conseguentemente, hanno trasmesso un'immagine della "Salvezza" rimandata a un aldilà talmente ultraterreno da essere praticamente irrilevante per l'aldiquà della Storia. È facile ravvisare in ciò la preoccupazione di mettere l'organizzazione sociale e politica delle Chiese stesse al riparo delle critiche mosse dai movimenti riformatori interni e di poterle pollare come attentati al deposito della fede.
Questo è sempre avvenuto nei confronti dei movimenti "pauperistici" e di duelli "democratici", con il risultato di sospingerli come "ereticali" oltre i confini dell'ortodossia dottrinale. La stessa tendenza della Chiesa ad autoproclamarsi strumento terreno del potere celeste ha fatto sì che affiancasse nei secoli i regimi autoritari e tirannici per un reciproco appoggio, delegando la violenza al "braccio secolare". La stessa insistenza sui "principi irrinunciabili" relativi all`aborto, all'eutanasia, alla bioetica in genere, vengono trattati più come dottrinali che come esistenziali, separatamente dai problemi della tortura, della guerra, della fame, della disparità di genere, del degrado ambientale, tutti capitoli del rispetto della vita. Cioè della giustizia e della povertà.
Ma la premessa sta nel dimenticare che il "potere celeste", il Regno dei Cieli annunciato da Jeoshua/Gesù è quello del "Padre nostro", cioè della fraternità universale, che proclama "beati i poveri", i "puri di cuore", gli "affamati e assetati di giustizia" gli "operatori di pace". Una dimenticanza talmente radicata nella percezione nazional-popolare affezionata ai santuari e agli eventi sensazionali, e non percepita neppure da molti "pastori" e relativi devoti che non nascondono la loro nostalgia per i Sommi Pontefici più preoccupati di annunciare la "dottrina sociale cristiana" che di raccomandare ai cattolici la coerenza con gli insegnamenti evangelici.
Gianfranco Monaca

(Tempi di Fraternità, maggio 2017)