domenica 7 maggio 2017

L'amaca di Michele Serra

MOLTO interessante, di qui al ballottaggio francese, il dibattito dalle parti di Mélenchon: compresi i melencionisti nostrani. Chissà se l'odio per il "mercatismo", del quale Macron sarebbe l'ultima infame configurazione, risulterà almeno pari alla paura del fascismo. Il problema è che per la sinistra più di sinistra conta, nelle vicende umane, solo l'economia (credendo di ragionare come Marx, ragionano come Wall Street).
E dunque tutto il resto - i diritti, il razzismo, la democrazia, l'Europa, la lotta al terrorismo, l'assetto complessivo dei sentimenti e dei valori che formano una comunità - è quasi puro arredamento. Così per parecchi melencionisti, si spera non tutti, l'enorme differenza politica tra i due schieramenti perde molto del suo interesse, perché la sola cosa che conta è che Macron è "uomo delle banche", e il populismo ingrassa per colpa di quelli come lui. Dunque o si intercetta il populismo facendolo diventare buono e democratico, portando Mélenchon all'Eliseo. Oppure, sconfitto Mélenchon, si assiste in disparte, con un sorrisetto di superiorità e di disprezzo, a una disputa politica (quella tra la Francia repubblicana e il suo contrario) che solo i cretini possono considerare rilevante.

(la Repubblica 27 aprile)