mercoledì 17 maggio 2017

LA FESTA DI LAUREA È IN MOSCHEA
La cerimonia con i giovani e la comunità: "Per noi è un punto di partenza"

Più emozionati del giorno della discussione della tesi». Le giovani dottoresse e i giovani dottori musulmani che sabato sera sono stati festeggiati alla moschea Taiba di via Chivasso per la laurea conseguita nell'ultimo anno, hanno descritto così i loro sentimenti. Davanti, sui tappeti verdi della preghiera, c'erano le loro madri e i loro padri, la prima generazione di immigrati stranieri che in maggioranza ha fatto lavori umili e ora può sentirsi orgogliosa. C'erano le sorelle e i fratelli, gli amici, alcuni professori, le suore salesiane Paola e Julieta che a molte madri hanno insegnato l'italiano. Un momento di riconoscimento all'interno della comunità, con l'imam Said Ait Eljide a fare gli onori di casa, a presentare con affetto la prima generazione di laureati.  

Il risultato  
Ad organizzare la festa, l'Associazione culturale Islamica delle Alpi con i giovani di Partecipazione e Spiritualità Musulmana, il movimento che a Torino conta due tra le moschee più frequentate, che promuove iniziative di dialogo interreligioso, impegnato per un Islam moderno, calato nella società. Una festa di laurea in piena regola, con un video di presentazione dei neodottori e una gigantesca torta di due metri per uno, confezionata sul posto dal pasticciere egiziano Asri Abdelkarim.
Si sono laureati in scienze dell'educazione, informatica, scienze agrarie, politiche, internazionali, comunicazione, finanza e management, lingue, economia aziendale, ingegneria i giovani che ieri - presenti in tredici - sono stati premiati con una targa e tante parole di stima. «Il Corano invita ad apprendere la conoscenza e ad usarla per il bene dell'umanità. Da anni si parla di scontro di civiltà, noi vogliamo che i nostri laureati servano all'incontro», ha detto Mohamed El Bahi, presidente dell'Associazione. Il professor Paolo Biancone, docente di Finanza Islamica all'Università, si è congratulato con i giovani: «Che questo sia il punto di partenza per un progetto di vita e di famiglia costruito con serenità». E Roberta Ricucci, docente di Sociologia dell'Islam: «I vostri successi ci parlano di normalità, di tenacia e volontà vostra e delle vostre famiglie».

Orgoglio e volontà  
Ciascuno dei neo-dottori, Khaled, Brahim, Klevisa, Issam, Narual, Ali e gli altri, alcuni nati a Torino, altri arrivati qui da piccoli o da adolescenti, ha preso la parola. Molti hanno sottolineato «l'importanza della fede in Allah e in se stessi per raggiungere gli obiettivi», tutti hanno ringraziato i genitori. Un ingegnere, arrivato a Torino dal Marocco a 15 anni, ha detto: «Dobbiamo essere sinceri, se fossimo stati nel nostro bellissimo Paese, non avremmo avuto le opportunità immense che abbiamo avuto qui e ora è qui che dobbiamo impegnarci». Altri hanno raccomandato di «scegliere gli studi per passione, perché solo così sarà più semplice trovare lavoro, affrontare colloqui e concorsi». Omar: «Dico ai padri e alle madri: regalate un libro ai bambini, quel libro potrà essere molto importante nel futuro».  
Fareal Aiad, 23 anni, nata qui da genitori egiziani, studi al liceo Einstein e laurea in Architettura: «Ho sfidato me stessa e sono riuscita a laurearmi nei tempi giusti pur lavorando. Mio padre è qui dall'86, mia madre dal '92, negli ultimi anni con la crisi abbiamo avuto problemi, come tutti, ma le famiglie immigrate hanno avuto più difficoltà. Anche mia sorella, che studia tecnologie farmaceutiche, lavora. Sono fiera di noi, andiamo avanti nonostante i problemi, le cadute. È vero, noi, seconde generazioni, pensiamo al riscatto sociale».
Omit Ahmed Abdelrazzak, laurea in Informatica, in provincia di Matera da quando aveva 7 anni, racconta che con la famiglia «siamo scappati dall'Iraq per motivi politici e di guerra. Sono venuto a studiare all'Università di Torino e devo dire grazie alla Regione e all'Edisu: senza borsa di studio e residenza universitaria non avrei potuto farcela. Certo, sono stato al passo con crediti e media. Poi ho trovato questa bellissima comunità, che non mi ha mai fatto sentire solo, e mentre studiavo ho trovato lavoro in un'azienda informatica».  
Abdessamad El Amrani, referente dei giovani di Psm in Piemonte, laurea magistrale in ingegneria civile al Poli, nato in Marocco, arrivato qui da bambino, padre operaio e madre casalinga: «I miei hanno sempre sostenuto me e i miei fratelli a continuare gli studi, ne comprendono l'importanza, i sacrifici che hanno fatto mi sono sempre presenti. Come sezione giovanile puntiamo molto sulla formazione: l'invito è non fermarsi agli studi superiori, ma ad andare avanti per contribuire allo sviluppo della società italiana».
Maria Teresa Martinengo

(La Stampa 8 maggio)