lunedì 22 maggio 2017

La 'ndrangheta nel centro per rifugiati
"Agli ospiti il cibo che si dà ai maiali"



CATANZARO. Al Cara di Isola Capo Rizzuto, per i migranti c'era solo «il cibo che solitamente si dà ai maiali». E neanche tutti i giorni. «I pasti - dice il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri - non bastavano mai» perché per oltre dieci anni i fondi ministeriali per la gestione del centro accoglienza più grande d'Europa, sono diventati ville, case, barche, teatri, auto di lusso del clan Arena. Con la benedizione della onlus Misericordia. Per questo motivo ieri 68 persone sono state fermate con l'accusa, a vario titolo, di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, truffa, frode e altri reati. Fra loro ci sono esponenti di spicco dei clan, ma anche i vertici locali della Misericordia, don Edoardo Scordio e Leonardo Sacco.
Per gli inquirenti, sono braccio e mente del sistema che ha permesso alla 'ndrangheta di mettere le mani sui fondi per l'accoglienza, 36 milioni in 10 anni drenati al Cara di Crotone (1.216 posti), grazie ad una serie di società, che nel tempo, cambiavano nome, legale rappresentante e sede, ma rimanevano "roba" degli Arena. Ed erano le uniche cui la Misericordia affidasse i servizi. Uno schema testato fin dai primi anni Duemila e che nel 2007, quando è ufficialmente nato il Cara, è entrato a regime. Senza mai incontrare intoppi.
«Ci sono state delle omissioni nei controlli», afferma il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto. Anche palesi. La prima informative dei Ros sui legami di 'ndrangheta di Sacco e dei cugini Antonio e Fernando Poerio risale al 2007. Da allora, altre sono seguite, al pari delle giravolte societarie con cui i due imprenditori hanno tentato di nascondersi. Ma tutto è rimasto lettera morta. «Sono qui solo da un anno - spiega Gratteri - Appena sono venuto a conoscenza di questa indagine, ho spinto per l'esecuzione». Un'indagine che ha scatenato Beppe Grillo. «Migrantopoli è una realtà che deve essere smantellata. Alfano si dimetta».
Nel mirino della Dda c'è chi ha permesso al sistema Misericordia di funzionare. Con omissioni come quelle emerse alla prefettura di Crotone, da dove sarebbero spariti documenti e fatture degli appalti affidati prima del 2007, quando il centro veniva gestito in emergenza e gare non se ne facevano. O le interferenze - sempre taciute - che facevano tremare i funzionari locali della prefettura. «Gli avvocati della Misericordia come esco fuori mi ammazzano» avrebbe detto uno di loro, mentre il prefetto Marzia Ippolito mormorava preoccupata «questo secondo me lo hanno avvicinato». Poi c'è la politica, filone tutto ancora da esplorare, che dal sindaco Gianluca Bruno -ieri destinatario di un avviso di garanzia - potrebbe poi portare più in alto. Ma sul futuro Gratteri sorride e glissa «stiamo ancora lavorando».
Alessia Candito

(la Repubblica 16 maggio)