“L'esplosione
di una realtà diversa sollecita uno sguardo distaccato, quindi più
critico, sul nostro presente. Saremmo molto più poveri
intellettualmente se non conoscessimo i classici.
Non ne faccio una
questione di radici identitarie, che in realtà vengono sempre
rimodellate, di generazione in generazione, a secondo dei nostri
progetti. Si dice di solito che non c'è futuro senza passato ma io
sostengo la tesi opposta: non c'è passato senza futuro.
Ci
costruiamo un passato, selezionando quello che ci interessa della
storia, in rapporto al futuro che vogliamo. Perciò le radici non
sono un patrimonio da mettere in cassaforte: per produrre cultura
devono essere continuamente reinterpretate e riplasmate”
(Mario
Vegetti, “Corriere della Sera” 10 febbraio 2016).