“Ritengo
molto grave il fatto che sovente si tenda ad emarginare il silenzio
dalla vita in generale e anche dalla vita cristiana, dal culto, dalla
preghiera. Per me è addirittura inconcepibile una vita senza
silenzio. Sarebbe facile tessere l'elogio umano, filosofico e
sapienziale del silenzio (cose tutte da non trascurare), ma mi preme
di più annotare un elemento di fede.
Il silenzio infatti nella fede
non è solo assenza di parole, ma confessione di un fatto
fondamentale: prima della parola mia o nostra c'è la parola di un
Altro. Bisogna dare spazio a questa Parola e darle la precedenza.
Ma
nella fede il silenzio è anche attesa (“Sta' in silenzio davanti
al Signore, aspettaLo, spera in Lui, Salmo 37): è l'atteggiamento di
chi accoglie un dono e ascolta per trasferire nel cuore, per
lasciarsi penetrare e ferire dalla Parola di Dio, senza la fretta di
risponderGli subito o di difendersi.
Così il silenzio ci mette nudi
davanti al Signore senza le foglie delle nostre parole. Nel silenzio
misuriamo la distanza che ci separa da Lui e ritroviamo la strada
(che è tutta grazia) per saperci di nuovo stupire delle Sue opere,
delle Sue meraviglie e concentrarci sull'essenziale: il Suo amore che
esige una risposta in tutta la nostra vita.
Mi
sembra che particolarmente nel silenzio, costretti a guardare Dio
negli occhi, cadano i nostri camuffamenti e vengano smascherate le
nostre fughe da Lui. Certo, lo so benissimo, il silenzio può essere
ambiguo e vuoto. Ma questi pericoli e queste deviazioni, sempre
possibili, non devono incoraggiare una facile denigrazione del
silenzio. E' indispensabile per un credente ritagliarsi spazi di
silenzio per “fecondare” la vita di ogni giorno”.
Franco
Barbero (in Olio per la lampada 1999)