mercoledì 7 giugno 2017

DAVANTI A TE

Noi stiamo davanti a Te con fiducia.

Veniamo da Te e a Te ritorniamo.

 

Tu fai nascere la vita e l'accompagni,

calda sorgente e presenza di amore.

Tu sei all'alba dei nostri anni,

Tu ci accogli nell'ultimo dei nostri giorni.

 

Tu, aurora quotidiana e sole sempre giovane;

Tu, fuoco che non si spegne e fiamma che riscalda;

Tu, cipresso sempre verde che profumi di speranza;

Tu, rifugio accogliente dentro le nostre tempeste.

 

Tu sei la Sapienza eterna che inonda il mondo,

che invade teneramente i nostri cuori,

che illumina i sentieri più nascosti e bui,

che riscalda le ore gelide della vita.

 

Tu bussi alla porta dei nostri cuori

come chi s'avvicina in punta di piedi:

sei il soffio invitante che fa vivere,

la compagnia che non verrà mai meno.

 

Noi ci rivolgiamo a Te, proprio a Te, o Dio.

Tu sei più grande di ogni nostra parola,

sei la roccia su cui costruire la nostra casa,

sei la stella da seguire nelle nostre notti.

 

Con la forza che viene da Te

è possibile cambiare la nostra vita,

rompere anche le più radicate abitudini

e aprire finestre nuove per il futuro.

 

Crea in ciascuna e ciascuno di noi un io ospitale,

capace di far posto al volto dell'altra e dell'altro,

imparando da Gesù, il testimone del Tuo amore,

a guardare oltre tutte le frontiere.

 

Tu, aquila amorosa e pastore sollecito,

sollevaci sulle Tue ali oltre il luoghi comuni,

guidaci ai ruscelli e ai pascoli nutrienti,

mantienici oggi e domani sulla strada di Gesù.

 

Tu, culla delle nostre passioni costruttive,

Tu, potere che ama e forza che libera,

nutrici ancora oggi con pesto pane

che noi mangiamo nella memoria di Gesù.

 

Sii per questo mondo il vento di novità

che spazza via le guerre e le schiavitù.

 

Fai fiorire e sgorgare nuovi canti di gioia

là dove donne e uomini lontano per la giustizia.

 

Gesù era a tavola con i suoi amici e le sue amiche. Egli era ben consapevole della congiura che si stava organizzando contro di lui e il suo cuore faceva i conti con la paura. Voleva lasciare ai suoi amici e alle sue amiche, in quella sera e in quella cena di intimità, qualcosa di più di un ricordo, di un segno. Sulla mensa c'erano pane e vino. Gesù alzò gli occhi al cielo, come spesso faceva nei giorni della sua vita e, dopo aver benedetto il nome santo di Dio, prese il pane, lo spezzò, lo divise dicendo: "Prendete e mangiate. Questo pane condiviso sia per voi il segno della mia vita. Quando farete questo, lo farete in memoria di me, di ciò che ho fatto e detto". Poi prese la coppa del vino e disse: "Questo calice sia per voi il segno di un'amicizia che Dio continuamente rinnova con tutta l'umanità, con tutto il creato" (Eucaristia comunitaria).