giovedì 29 giugno 2017

Incombe l’impeachment, la piazza chiede elezioni dirette

Cadrà il governo Temer prima delle presidenziali brasiliane del 2018? Lui lo esclude e intanto rassicura i potentati economici che l'hanno sostenuto: comunque porterà a termine le due riforme previste, quella del lavoro e delle pensioni. Per ora ha schivato il primo ostacolo giudiziario non da poco: un processo pendente che avrebbe potuto inabilitarlo per irregolarità fiscali nella campagna elettorale del 2014, quando si candidò alla vicepresidenza con Dilma Rousseff.
Per 4 voti a 3, il Tribunal Superior Electoral non ha ritenuto valide le dichiarazioni dei pentiti dell'impresa Odebrecht nell'ambito dell'inchiesta Lava Jato (la "mani pulite" brasiliana). Incombe, però, l'impeachment, messo in moto dopo le rivelazioni di O Globo. Il colosso mediatico ha diffuso una registrazione in cui Temer dice a un imprenditore delle carni che occorre continuare a pagare il silenzio dell'ex presidente della Camera, Eduardo Cunha, vero regista dell'impeachment a Rousseff.
Dal 2016, Cunha sta scontando una condanna a 15 anni per vari episodi di corruzione legati all'impresa petrolifera di Stato, Petrobras e ha minacciato subito di far tremare il sistema politico che vede una gran quantità di deputati e senatori inquisiti per reati analoghi ai suoi. L'avvocato di Cunha ha smentito che Temer abbia pagato il suo silenzio. Secondo i media brasiliani, il procuratore generale Rodrigo Janot, incaricato dell'inchiesta Lava Jato, sta però per presentare un'altra importante denuncia contro Temer.
Intanto, le centrali sindacali, il Partito dei lavoratori e i movimenti popolari riuniti nel Frente Brasil Popular (un'alleanza che ha formalizzato la propria unità d'intenti in una recente assemblea) preparano lo sciopero generale. Chiedono elezioni dirette e anticipate che portino a un cambio di indirizzo strutturale nel paese. Anche il Partito dei lavoratori (Pt), che ha rinnovato di recente i suoi organi dirigenti, vuole una modifica della Costituzione che consenta elezioni dirette e anticipate.
Si susseguono le manifestazioni al grido di: Fora Temer. Sono scese in piazza le donne, che rappresentano il 54% della popolazione brasiliana e che sono state le più colpite dal golpe istituzionale di Temer, che ha imposto la sua squadra di tutti uomini anziani, ricchi, conservatori e maschilisti. Dopo le rivelazioni di O Globo, Temer ha perso diversi pezzi della sua maggioranza e anche il suo partito, il Psdb, gli ha chiesto di chiarire la sua posizione. L'ex presidente Lula da Silva, per quanto inseguito da quella che considera «una persecuzione giudiziaria», rimane in testa ai sondaggi per le presidenziali. Per contro, i poteri forti non hanno ancora trovato il cavallo su cui puntare.
Geraldina Colotti

(Il Manifesto 20 giugno)