giovedì 29 giugno 2017

L'Africa delle opportunità

CARO Augias, meglio tardi che mai. A Berlino, i grandi paesi del G20 hanno finalmente capito che per fermare le migrazioni dall'Africa occorre portare investimenti, regole e sviluppo nei villaggi dell'esodo. Hanno anche capito che la migrazione regolata è una risorsa, perché integra il bisogno di mano d'opera che l'Occidente - e l'Europa in particolare - non riescono a garantirsi.
Dopo la crisi di panico da "invasione" indotta dalle destre, si vede finalmente un approccio lucido da parte dei 20 paesi più ricchi del mondo, per far fronte al problema migratorio, con piani pluriennali e fondi consistenti. Ora, bisognerebbe che questo immenso sforzo fosse preservato dalla corruzione, che in Africa depista molti aiuti dai destinatari più poveri, alle cricche para-governative più fameliche. Le multinazionali del resto le hanno ingrassate e viziate con decenni di bustarelle per appalti e diritti di estrazione. Istruzione, sanità, legalità sono le premesse di uno sviluppo ordinato dell'Africa, che può realizzare le sue immense potenzialità. Deve cessare anche la paura della bolla demografica che molti studiosi attribuiscono a questo continente per il suo alto indice di natalità. È noto, infatti, che quando si instaura il controllo delle morti, segue il controllo delle nascite.
Massimo Toti - Roma

La lettera del signor Toti solleva un immenso argomento sul quale sono disponibili dati certi che vanno considerati con attenzione. Il primo è che le società europee - italiana in primis - sono soggette a un rapido invecchiamento. Nascono pochi bambini, cresce l'età media. In Germania, come ha ricordato la Cancelliera, l'età media della popolazione è di 43 anni. In Niger di 15 anni. Entro il 2050, altro dato certo, la popolazione africana raddoppierà toccando 2,5 miliardi di abitanti. Entro la stessa data il continente Europa avrà bisogno di cento milioni di immigrati (!) per evitare di deperire economicamente. Anche vero, come scrive il gentile corrispondente, che buona parte degli aiuti, finendo nelle mani sbagliate, non hanno finora né alleviato bisogni né fatto partire imprese capaci di produrre. La nostra collega Tonia Mastrobuoni riferiva giorni fa da Berlino come una delle chiavi per il futuro sviluppo di quel continente sia il coinvolgimento nel privati. Un concetto ribadito, aurante u G20 berlinese per l'Africa, dal ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, uomo abituato a pesare le parole: «Il patto con l'Africa punti sulla responsabilità dei singoli paesi africani, sono loro a dover creare le condizioni per attrarre investimenti». Avendo seguito con attenzione di cronista quanto avvenuto durante il recente G20 ho avuto l'impressione che a Berlino potrebbe essere stata inaugurata un'importante novità. Per la prima volta un paese-guida come la Germania sembra aver dato al problema Africa la centralità che merita e che finora era mancata. Se alle parole seguiranno i fatti potrebbe addirittura essersi capovolto il problema trasformando quel continente da problema in opportunità. Come ha detto uno specialista dell'università di Berkeley: «L'Africa ha gigantesche risorse in fatto di sole e di vento». Energie enormi, rinnovabili, non inquinanti.
Corrado Augias

(la Repubblica 16 giugno)